REGGIO EMILIA – Dal 7 gennaio 1797 il Tricolore è spina dorsale di Reggio Emilia, dove è nato, ma lo è stato e lo è tuttora anche del Regno d’Italia prima e della Repubblica poi. Una storia, quella del nostro vessillo, che affonda le proprie radici una manciata di anni dopo la Rivoluzione francese, e che soprattutto negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con una scarsa attenzione e considerazione a livello nazionale. Quasi come se, in fondo, i festeggiamenti per la festa della bandiera che rappresenta l’Italia nel mondo fossero una questione soltanto reggiana.
Questo, perlomeno, quello che si è evinto anche stamane, con pochi spettatori a occupare il perimetro di piazza Prampolini per assistere alle celebrazioni del 228° anniversario dalla nascita del Tricolore. Il meteo di sicuro non ha aiutato, dal momento che è piovuto fino a qualche minuto prima dell’inizio della cerimonia che, almeno nella sua prima parte, non si è discostata dalla tradizione: in apertura, alle 9.30, suonata a distesa della campana civica, poi la sfilata delle autorità civili e militari e della guardia civica, gli onori militari e l’alzabandiera con l’esecuzione dell’Inno nazionale. I sentimenti di coloro i quali, comunque, non hanno voluto mancare all’appuntamento si sono divisi tra la delusione di chi avrebbe voluto la presenza di un’autorità del Governo e chi, invece, ha scelto di spostare l’attenzione verso la bandiera, la vera protagonista di giornata.
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