REGGIO EMILIA – Le persecuzioni antislave del fascismo, l’occupazione militare italiana di ampie zone della Slovenia e della Croazia, gli imponenti spostamenti di popolazioni alla fine della seconda guerra mondiale: l’invito di Joze Pirjevec è quello di leggere il dramma dell’esodo degli italiani da Istria, Dalmazia e Fiume nel contesto di una più ampia vicenda storica.
Secondo lo storico triestino, gli italiani non lasciarono quelle terre perché costretti con la violenza, ma perché alla fine della guerra si ritrovarono in uno stato in cui sloveni e croati erano diventati i padroni. “E’ stato uno choc terribile – ha detto, ospite a Decoder – e non soltanto hanno vinto la guerra, ma per di più erano comunisti”. La pulizia etnica ci fu, sostiene Pirjevec, ma contro le popolazioni di lingua tedesca che vivevano in Jugoslavia. Gli italiani, invece, se ne andarono per sfuggire a un regime autoritario a guida slava. “Il regime molto pesante e difficile introdotto dai comunisti dopo il 1945”.
Pirjevec stima in 3mila/3.500 le persone uccise dagli slavi in due ondate: nel settembre 1943 in Istria e nel maggio 1945 a Trieste e Gorizia. Nel primo caso si trattò di violenze a sfondo sociale e di vendette private senza una guida politica. Nel secondo caso, invece, i partigiani jugoslavi diedero la caccia ai fascisti e agli avversari veri o presunti del nuovo regime, compresi alcuni antifascisti. Grande peso in queste vicende, secondo lo studioso, ebbe l’occupazione militare italiana. Nel 1943 nella provincia di Lubiana occupata dall’Italia il 10% della popolazione era nei campi di concentramento. “E’ stata un’occupazione molto pesante, dura e crudele. Purtroppo gli italiani non si rendono conto della tragedia di questa vicenda bellica, che ha lasciato una traccia”.
Per la sua ricostruzione di quegli eventi, Joze Pirjevec è stato accusato da alcuni di negare o sminuire la gravità dei fatti. E’ un’accusa che stride con la nettezza delle sue affermazioni, ad esempio a proposito della liquidazione a opera dei partigiani di decine di migliaia di sloveni, croati e serbi che avevano collaborato con i nazisti. “Ci sono stati eccidi spaventosi, che pesano ancora in maniera decisiva nella memoria di quei popoli”.
L’accusa di negazionismo fa a pugni anche con la storia della famiglia di Pirjevec. Nel 1947, quando era un bambino, i suoi genitori, per motivi politici, decisero di lasciare la Jugoslavia e di trasferirsi a Trieste.
Reggio Emilia Decoder giorno del ricordo Joze PirjevecGuarda la puntata di Decoder di venerdì 10 febbraio 2023. VIDEO











