REGGIO EMILIA – Il 24 settembre scorso Meta System aveva annunciato l’ingresso nella compagine sociale di un investitore cinese che avrebbe apportato più di 170 milioni di euro di capitali freschi. L’operazione, spiegavano i vertici dell’azienda reggiana, era finalizzata a ripatrimonializzare la società dopo le perdite degli anni scorsi. Parallelamente, Meta System aveva deliberato l’accesso allo strumento della composizione negoziata della crisi, per essere protetta da eventuali iniziative dei creditori in questa delicata fase di passaggio.
Ora però si apprende che il 18 novembre scorso il Tribunale ha respinto l’istanza di conferma delle misure protettive e dunque Meta System è oggi esposta alle mosse dei creditori. La decisione del giudice delegato Simona Boiardi è fondata principalmente sulle conclusioni del commercialista Bruno Bartoli, il professionista incaricato dalla Camera di Commercio di Bologna di seguire la procedura con il ruolo di esperto.
Bartoli ha dovuto prendere atto che i 170 milioni di euro attesi dalla Cina non sono mai stati versati. Il professionista ha esaminato le cause della crisi, sottolineando che buona parte di esse non è legata a fattori esterni, ma trae origine dalla gestione dell’azienda. La procedura di composizione negoziata si basa sul presupposto della reversibilità dello stato di insolvenza, ma l’esperto è arrivato alla conclusione che le prospettive di risanamento sono assai fragili. Per Meta System, che conta più di 600 dipendenti, si apre una fase di grande incertezza.
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