REGGIO EMILIA – I locali sono aperti, dietro le veneziane si intravedono persone al computer, c’è chi esce per una telefonata. A metà mattinata, negli uffici di Silk Faw sembra una normale giornata di lavoro. L’azienda si è trasferita nel capannone 18 del Tecnopolo a giugno dell’anno scorso, poco dopo la presentazione ufficiale del progetto del polo delle auto elettriche di lusso.
Un investimento da un miliardo e 300 milioni di euro che prevede più di mille assunzioni, ma sul quale, negli ultimi mesi, si sono addensati parecchi dubbi. Alcuni dei top manager inizialmente coinvolti hanno abbandonato l’azienda sino americana per approdare ad altri gruppi automobilistici. Soprattutto non è ancora stato acquistato il terreno di quasi 400 mila metri quadrati, tra Gavassa e Prato di Correggio, individuato per l’insediamento.
I lavori nell’area che dovrebbe ospitare lo stabilimento di Silk Faw sono fermi da mesi, quelle che sono state realizzate finora sono semplici opere di urbanizzazione, d’altra parte non essendo ancora stata perfezionata la vendita del terreno all’azienda nulla nel cantiere si è mosso. Non che per il gruppo Faw le cose stiano andando male. La principale industria automobilistica cinese nel 2022 prevede di vendere 4 milioni e 100 mila veicoli, il 17% in più dello scorso anno. I ricavi dovrebbero raggiungere quota 121 miliardi di dollari, con una crescita annua del 9%. Inoltre, Faw ha iniziato a vendere auto elettriche di lusso Hongqi in Israele.
Torniamo al Tecnopolo. Proviamo ad entrare, ci riceve l’addetta alla reception. Proviamo a capire come i circa 70 dipendenti assunti finora stanno vivendo questo momento di incertezza. “Non posso dirle se c’è in sede la dottoressa Bassi – afferma la lavoratrice – Io vivo e lavoro, posso rispondere per me stessa”. Ci congedano invitando a contattare l’ufficio comunicazione. Chiediamo se esiste ancora visto che pare il rapporto si sia interrotto a fine giugno. “Non lo so”.
Domande che presto avranno una risposta. Lunedì i vertici dell’azienda si sono impegnati a partecipare ad un incontro in presenza a Bologna con la Regione e con il Comune di Reggio. In quell’occasione dichiareranno pubblicamente se e come intendono procedere con il progetto.
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