REGGIO EMILIA – Era il 1981 quando nel mondo, per la prima volta, si parlò di Aids. I centri sanitari americani registrano una serie di polmoniti anomale in giovani appartenenti alla comunità omossessuale di Los Angeles. Il virus dell’Hiv, responsabile della sindrome dell’immunodeficienza acquisita, fu identificato tre anni dopo. E nel 1988 fu istituita, l’1 dicembre, la giornata mondiale che vuole sensibilizzare sulla prevenzione della malattia che si trasmette per via sessuale o attraverso lo scambio di sangue.
In questi 40 anni sono morte 35 milioni di persone nel mondo, una delle pandemie più distruttive della storia secondo l’Oms. Le campagne di informazione hanno ridotto il numero dei contagi, la ricerca non ha portato al vaccino, ma a farmaci in grado di abbattere la mortalità e impedire la trasmissione, a patto però che la diagnosi dell’infezione sia precoce.
A Reggio Emilia, nel 2019, si sono contate 25 nuove diagnosi di Hiv. Nel 2020, l’anno della fase più acuta dell’emergenza sanitaria, il calo: il dato è sceso infatti a 14, a causa della minore mobilità delle persone. Nel 2021 le diagnosi sono tornate ai livelli di due anni fa. Sono aumentate però le diagnosi tardive: secondo i dati della Regione, nel 66% dei casi la persona arriva con una situazione immunitaria già compromessa, oppure con l’Aids conclamato.
In occasione della giornata internazionale per la lotta all’Hiv, sono state organizzate diverse iniziative. Sabato 4 dicembre sarà possibile effettuare il test rapido al dito per la diagnosi di Hiv senza prenotazione negli ambulatori Sert in via Bocconi e in via Amendola oppure negli ambulatori del reparto di malattie infettive del Santa Maria Nuova.
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