REGGIO EMILIA – C’è l’impressionante dato totale del denaro che i reggiani hanno investito nel gioco nel 2024 – 443 milioni di euro solo a Reggio città – ma c’è anche l’impressionante dato, anche se si tratta di una mera media, del denaro definitivamente perso per ogni singolo cittadino. L’anno scorso in provincia sono stati “bruciati” 365 euro pro capite e 825 euro per ogni famiglia. Il comune più virtuoso è stato Canossa, con 66 euro persi per ogni cittadini; una quota che sale a mille euro pro capite a Reggiolo, dove in media ogni residente ha giocato 5.600 euro.
In città esiste l’Azzardo Point gestito dalla Papa Giovanni XXIII: un punto gratuito di ascolto e di aiuto per chi è dipendente dal gioco e per i suoi famigliari. Anche un punto di osservazione, i cui operatori hanno notato i grandi cambiamenti e gli elementi fissi della dipendenza. Per quanto riguarda il primo filone, c’è stato il grande passaggio, che è sempre più consistente, dalle slot e dalle videolottery al web, un elemento che spiega il calo di 1,5 miliardi in cinque anni delle entrate fiscali dagli apparecchi per il gioco.
“Casinò virtuali, scommesse sportive, piattaforme digitali: una tendenza in corso da un decennio circa, esploso durante il lockdown quando le sale fisiche sono state chiuse”, spiega Enrico Malferrari, responsabile dell’Azzardo Point.
E’ facile capire come il gioco a portata di smartphone diventi accessibile sempre e ovunque e sia anche più attrattivo per la presenza di ricompense virtuali, bonus e livelli. “Ha trasformato anche la dipendenza, che diventa meno visibile e più privata, ma per questo non meno grave. Prima l’immagine del giocatore era legata alla presenza fisica nei luoghi del gioco, oggi si gioca da casa, da ovunque”.
C’è qualcosa che non cambia, ovvero il profilo tipo del giocatore: maschio e adulto. “A questi si è affiancato un target più giovane, che gioca on line e preferisce le scommesse sportive in modalità live”, conclude Malferrari.
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