TOANO (Reggio Emilia) – Nuovo sopralluogo degli inquirenti nella casa di Cerrè Marabino, dove l’11 maggio scorso è stato trovato il cadavere di Giuseppe Pedrazzini, rinvenuto all’interno di un pozzo.
Il Reparto Investigazioni Scientifiche dei carabinieri ha effettuato rilievi fotografici e proceduto a repertare tracce, sia biologiche sia di altra natura, trovate all’interno della casa dove il 77enne agricoltore abitava insieme alla moglie Marta Ghilardini, ora indagata per soppressione di cadavere e truffa insieme alla figlia Silvia Pedrazzini e al genero Riccardo Guida. I Ris hanno effettuato anche rilievi con un laser scanner, per eseguire una mappatura di quella che gli inquirenti ritengono sia la scena del crimine.
Pedrazzini potrebbe sì essere morto per cause naturali, come ha detto la moglie rendendo dichiarazioni spontanee, ma gli inquirenti vogliono capire se gli siano state fornite le adeguate cure o se lo abbiano lasciato morire, nascondendo poi il cadavere nel pozzo per continuare a percepire la sua pensione. Dall’autopsia non sono emersi traumi da far pensare a morte violenta, ma serviranno ancora diversi giorni per escludere l’avvelenamento. I carabinieri del Rac, il Reparto Analisi Criminologiche, hanno invece eseguito rilievi per ricostruire i profili degli indagati e della vittima. Sul posto anche il comandante del nucleo investigativo di Reggio, il maggiore Maurizio Pallante. Al sopralluogo ha partecipato anche l’avvocato Rita Gilioli, che tutela la moglie di Pedrazzini. “Ho eseguito un sopralluogo con i Ris per vedere la casa – ha detto – “La mia assistita ha rilasciato le dichiarazioni nei luoghi deputati”. “Mi manca mio marito”, ha invece detto Marta Ghilardini, che non è potuta entrare in casa poiché indagata e, quindi, non ha potuto prendere i suoi effetti personali.
La vedova di Pedrazzini vive ora in un’altra casa di sua proprietà a Toano e solo dopo i rilievi dei carabinieri potrà entrare nell’abitazione di Cerrè Marabino. Lunedì 20 giugno il Riesame di Bologna deciderà se accogliere il ricorso del sostituto procuratore Piera Giannusa contro la decisione del Gip di scarcerare i tre indagati. Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida risiedono ora a Suzzara (Mn), perché è stato vietato loro di abitare in Emilia Romagna. Hanno l’obbligo di firma e di dimora.
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