REGGIO EMILIA – Il cadavere di un uomo di 77 anni, la cui scomparsa non era stata denunciata dai famigliari, trovato sul fondo di un pozzo dietro casa dell’anziano, a Cerrè Marabino di Toano; un pozzo coperto con una lastra di pietra. L’altra colonna dei fatti comprende l’autopsia, il cui esito è stato rivelato da Tg Reggio qualche giorno fa: Giuseppe Pedrazzini non è morto per omicidio ma di cause naturali ed era affetto da un quadro di patologie che ne rendeva difficile la deambulazione. Il caso emerso lo scorso maggio, come accaduto in passato con la carcerazione, la scarcerazione e di nuovo la carcerazione di due dei tre indagati per sequestro, omicidio e soppressione di cadavere, la figlia e il genero della vittima, è tornato a far parlare di sé.
L’avvocato della coppia, Ernesto D’Andrea, descrive l’uomo, Riccardo Guida, come in una condizione psico-fisica fragile; lei, Silvia Pedrazzini, da due mesi lavora facendo le pulizie in carcere. Entrambi soffrirebbero molto il fatto di aver visto il figlio 12enne tre volte da maggio 2022, di cui una in videcollegamento. In attesa delle motivazioni della Cassazione rispetto alla decisione di riportare in carcere i due e in attesa quindi di proporre istanza di scarcerazione al gip alla luce dei risultati dell’autopsia, emerge che il 12 gennaio scorso il tribunale di Reggio ha rigettato l’istanza dello stesso legale di ammettere la coppia al gratuito patrocinio. ‘Non appare sostenibile nè verosimile che il reddito si attesti sui 960 euro dichiarati’ scrive il giudice nel decreto.
Cadavere nel pozzo, l’avvocato: “I miei assistiti dimenticati in carcere”. VIDEO
Reggio Emilia Toano Giuseppe Pedrazzini Cerrè Marabino gratuito patrocinioCadavere nel pozzo, l’autopsia: per Pedrazzini “morte naturale improvvisa”. VIDEO