REGGIO EMILIA – “Se l’affare vi fosse, avremmo altri soggetti che sarebbero venuti nel nostro territorio per partecipare a questa gara, così come alle gare precedenti”. A parlare è Patrizia Fantuzzi, vicepresidente di Confcooperative, l’associazione a cui fanno riferimento le cooperative sociali che in questi anni hanno gestito l’accoglienza dei richiedenti asilo nella nostra provincia.
Dopo che la gara d’appalto indetta dalla Prefettura nella primavera 2019 era andata deserta, nessuno si è fatto avanti neppure nella gara scaduta il 30 novembre scorso. Non le cooperative sociali, che non condividono l’idea di concentrare decine e decine di persone negli alberghi preferendo piccoli nuclei in appartamento. Ma neppure nessun altro, di Reggio Emilia o altre province, cooperative o privati. Strano, per un settore che da anni viene descritto da alcune forze politiche come una gallina dalle uova d’oro. “Il fatto che la gara sia andata deserta, come erano andate deserte le precedenti, dimostra che il business non c’è”, ha detto la Fantuzzi.
Negli ultimi due anni il numero dei richiedenti asilo in provincia di Reggio è sceso da 1.800 a 1.200. Nel complesso, le due reti d’impresa guidate da Ovile e Dimora d’Abramo hanno gestito l’accoglienza di 3mila persone. Diffusi erano i timori che molti giovani potessero dedicarsi a furti e spaccio. In che misura è successo? “Ci è stato segnalato un 1-2% di situazioni di illegalità nelle quali è stato richiesto un intervento delle forze dell’ordine o vi sono state delle problematiche”, ha concluso la Fantuzzi.
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