GENOVA – Arrestato il 7 maggio scorso nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che ha decapitato la Regione Liguria, Paolo Emilio Signorini, ex amministratore delegato di Iren, può ora lasciare il carcere di Marassi. Il Gip, Paola Faggioni, dopo due dinieghi, ha infatti accolto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai suoi due difensori, gli avvocati Enrico e Mario Scopesi.
Signorini, che ieri ha compiuto 61 anni, era l’ultimo degli indagati nell’inchiesta che ha coinvolto anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e l’imprenditore Aldo Spinelli, ancora in carcere.
L’inchiesta riguarda diversi casi di corruzione che sarebbero avvenuti in vari ambiti, tra cui le campagne elettorali organizzate per sostenere la candidatura di Toti, rieletto nel 2020 alla guida d’una coalizione di centrodestra, e la gestione di pratiche di competenza dell’autorità del sistema portuale, di cui era presidente prima di assumere la guida di Iren. Nello specifico, per l’accusa, Signorini avrebbe accettato regali, compreso una vacanza a Montecarlo con tanto di fiches per giocare al Casinò, dall’imprenditore Aldo Spinelli e dal manager Mauro Vianello, impegnandosi ad accelerare con il Governatore Toti, anche lui ancora ai domiciliari, l’iter per il rinnovo della concessione trentennale di un Terminal del Porto.
Secondo quanto disposto dal giudice, l’ex ad di Iren andrà ad abitare assieme alla figlia in una casa di Genova, presa in affitto dal fratello, dove sarà accompagnato dalla Guardia di Finanza. La decisione del Gip è stata assunta anche perché oggi Signorini, dopo il licenziamento per giusta causa da parte di Iren, avvenuto a fine giugno, non ricopre più alcuna carica pubblica e per la disponibilità della figlia di provvedere a lui, rispettando così il divieto di qualsiasi contatto con l’esterno, a eccezione di quello con i parenti con cui convive.
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