REGGIO EMILIA – Quella in Ucraina non è stata concepita dalla Russia come una guerra lampo. Chi sosteneva che Mosca avrebbe risolto la questione in pochi giorni aveva un’errata percezione della situazione. Parole del generale Marco Bertolini, classe 1953, origini reggiane, in pensione dal 2016, una importantissima carriera con incarichi al vertice di delicate missioni internazionali tra Afghanistan, Libano, Somalia, Bosnia, Kosovo.
“Non poteva essere una guerra lampo perché a fronte di un esercito ucraino di 200mila soldati, la Russia avrebbe dovuto agire con almeno 600mila uomini e invece è andata con 160-180mila uomini”.
Il coinvolgimento della Nato – avverte il generale – avrebbe conseguenze pericolosissime, l’unica soluzione è il negoziato: “L’Ucraina non può vincere il conflitto a meno che non scenda in campo la Nato, ma questa eventualità il più lontano possibile”.
Ma per arrivare a un accordo di pace occorre prima stemperare i toni evitando la criminalizzazione di Putin, sostiene Bertolini: “Se si continua con toni ultimativi, definendo un criminale o un animale chi sta conducendo una guerra che tra l’altro non ci riguarda direttamente, chiaramente si corrono dei rischi”.
Anche perché: “Noi con i russi abbiamo fatto buoni affari e abbiamo tratto beneficio dal turismo russo, questa presa di distanze così netta è di cattivo gusto”.
E quando rimarchiamo al generale l’impronta anti occidentale e autoritaria del Governo Putin, ecco la replica: “Fa parte dell’Occidente l’Arabia Saudita che l’altro giorno ha tagliato 81 teste, non metaforicamente, ma con la scimitarra? Visto che è amica nostra e visto che stiamo prendendo accordo per rifornirsi da lei di petrolio…”.
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