REGGIO EMILIA – “Purtroppo ogni giorno attendiamo notizie di morte di parenti o amici, è accaduto anche pochi giorni fa con dei cugini che avevano come unica colpa quella di trovarsi in un luogo che é stato bombardato”.
Nezar Elkhaldi è un medico originario di gaza che vive nel Reggiano, a Quattro Castella da una trentina d’anni. Nell’ultimo anno è riuscito a far arrivare in provincia di Reggio, dalla Striscia, i genitori e una ventina di propri famigliari, ma altri parenti sono ancora là, in quello che è un autentico inferno, dove la stragrande maggioranze degli edifici sono distrutti, dove manca il cibo e dove le condizioni sanitarie sono tremende: “Gli ospedali sono quasi tutti distrutti, mancano le medicine, si muore anche per una banale tonsillite, gli interventi chirurgici vengono eseguiti senza anestesia, le donne partoriscono senza assistenza”.
Recentemente ha raggiunto Elkhaldi un giovane parente di 24 anni che racconta: “La mia casa è stata distrutta”, ci racconta Anas Elwan.
L’interruzione delle relazioni con Israele da parte del Comune viene giudicato un segnale importante, ma il medico rivolge un appello alle istituzioni per aiutare i propri famigliari presenti sul territorio alle prese con mille difficoltà: “La Caritas ci sta aiutando, ma non è sufficiente, anche perché per ora le persone che sono giunte qui non possono lavorare”, spiega il medico.
L’Emilia-Romagna rompe con Israele: “Speriamo faccia lo stesso il Governo”. VIDEO
Reggio Emilia bombe Israele gaza ospedali distruttiMassari sta con De Pascale: anche Reggio chiude i rapporti con Israele