REGGIO EMILIA – A Reggio c’è chi è convinto che l’indagine e il processo Aemilia siano stati importanti, che abbiano portato alla luce fenomeni criminali assai pericolosi che fino all’inizio del 2015 erano in larga parte sconosciuti. Il 25 ottobre scorso, in Municipio, si è riflettuto a sei anni di distanza dalla sentenza di primo grado con alcuni dei protagonisti del processo. La convinzione comune era che i magistrati che hanno condotto le indagini e quelli che hanno valutato i fatti ed emesso le sentenze sono persone a cui la nostra città deve essere grata.
Nei giorni scorsi, invece, in visita a Rubiera per sostenere la candidatura di Giuseppe Pagliani, il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, intervistato dal Carlino Reggio ha sostenuto che Pagliani è stato “perseguitato da magistrati mascalzoni”, esponenti di una “magistratura politicizzata e faziosa” e ha concluso minacciando provvedimenti.
Gasparri nell’intervista non ha fatto nomi, ma si può immaginare che ce l’abbia con il procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso, e con Marco Mescolini, che firmarono la richiesta di applicazione delle misure cautelari, e con il giudice Alberto Ziroldi, che accolse la richiesta di arresto di Pagliani. Un po’ mascalzone fu anche Roberto Pennisi, che il 28 gennaio 2015 partecipò a Bologna alla conferenza stampa sugli arresti dell’operazione Aemilia.
Mascalzona fu certamente Beatrice Ronchi, che rappresentò l’accusa sia in primo grado che nei due processi d’appello. Mascalzoni i procuratori generali di Bologna, Umberto Palma e Nicola Proto, mascalzona Lucia Musti, procuratore generale reggente a Bologna, che sostenne l’accusa nel processo d’appello bis e davanti alla Cassazione. Mascalzoni i componenti della corte del primo processo d’appello, che condannarono Pagliani, ma discretamente mascalzoni anche quelli del secondo processo d’appello, che assolsero Pagliani ma scrissero nella sentenza che frequentava il capocosca Nicolino Sarcone e altri ‘ndranghetisti sapendo che erano ‘ndranghetisti.
In mezzo a tanti delinquenti non c’è da meravigliarsi se noi cittadini comuni ci sentiamo un po’ in pericolo. Poi, però, alziamo lo sguardo in cerca di aiuto, vediamo Gasparri e Pagliani e ci sentiamo al sicuro. E ancora più al sicuro ci sentiremo quando finalmente usciranno dal carcere Nicolino Sarcone e gli altri che hanno condiviso con Pagliani la sorte di essere perseguitati da magistrati mascalzoni.
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