REGGIO EMILIA – “Il modello di sviluppo attuale aggredisce la casa comune terra, fa credere che si possa andare avanti a consumare risorse, crea disuguaglianze, povertà, migrazioni climatiche, non affronta i temi che dobbiamo assolutamente risolvere. Dare attuazione alla parte ambientale della Laudato si’ vuol dire porci il tema di cambiare modelli di produzione, di consumo e di vita”. Così Walter Ganapini.
Proteggere la nostra casa comune. Con queste parole, nell’enciclica Laudato Si’, dieci anni fa Papa Francesco faceva riferimento a una sfida che non esitava a definire “urgente a tutti i livelli” e che aveva a che fare con la ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale. “L’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà”, affermava il pontefice. “Era un perito chimico, sapeva leggere benissimo ciò che la scienza aveva spiegato molto tempo prima che ci si arrivasse, che a 400 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera sarebbe diventato irreversibile il cambiamento climatico”.
Bergoglio verrà ricordato, tra le altre cose, come il Papa che ha portato i pannelli fotovoltaici in Vaticano. Un’esperienza, cominciata due anni e mezzo fa, che ha visto Walter Ganapini alla guida del comitato scientifico chiamato a rendere ad “emissioni zero”, in vista del Giubileo, la Basilica di San Pietro e le sue pertinenze. “Era importante che dalla Città del Vaticano, dalla Basilica, venisse un messaggio di cambiamento per quella che Bergoglio chiamò con straordinaria preveggenza la transizione all’ecologia integrale”.
Secondo Ganapini al Pontefice venuto da lontano va dato atto di avere intuito che la transizione in atto è invece quella di tipo militare. “Fu Bergoglio che ci spiegò per primo che purtroppo nel mondo era già in corso la terza guerra mondiale a pezzi”.
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