REGGIO EMILIA – Non voleva uccidere anzi è “assai probabile che Lombardi si fosse prefigurato soltanto come possibile la morte di qualcuno mentre scatenava la reazione di fuoco sparando a destra e a sinistra e mai concentrata per più di una volta su una persona”. In più Lombardi che si era detto da subito “pentito e amareggiato per quello che ho fatto”. Sono alcuni passaggi delle motivazioni sulla sentenza emessa dal giudice Silvia Guareschi nel processo di primo grado a carico di Gaetano Lombardi, il 44enne che il 17 ottobre del 2020 esplose 9 colpi di pistola verso un gruppo di ragazzi nella centralissima Piazza del Monte a Reggio.
Non un tentato omicidio, il reato che lo ha portato a processo, ma lesioni gravi, non 14 anni chiesti dall’accusa ma una condanna a 6 anni e mezzo. Una sentenza che aveva letto quei fatti in modo molto diverso dall’accusa e in parte stupito l’opinione pubblica su un fatto che aveva sconvolto la città. L’imputato era difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti mentre per le parti civili, i ragazzi coInvolti di origine nordafricana, l’avvocato Giacomo Fornaciari, Nicola Incerti e Federico de Belvis.
Nelle oltre 26 pagine si ricostruisce buona parte di quella giornata, i movimenti dell’uomo in centro ripresi dalle telecamere e che passeggia in centro e visita uno stand di prodotti sardi. Al contrario di quanto riportato dai feriti, alcuni testimoni hanno ricostruito in aula l’antefatto della sparatoria raccontando in Piazza della Vittoria di un litigio, spintoni e di un’aggressione a calci da parte del gruppo di ragazzi a cui se ne aggiunsero poi altri.
Un addetto alla vigiLanza racconta di avere soccorso Lombardi mentre era a terra. Inoltre “la detenzione dell’arma – si legge ancora nelle motivazioni – era del tutto slegato dalla condotta contestata – l’uomo aveva paura di incontrare l’ex marito dell’ex compagna e il figlio di lei, dai quali si sentiva minacciato… ma si era mai allenato a sparare”. Disposta anche una provvisionale a favore dei ragazzi, in tutto circa 20mila euro.
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