REGGIO EMILIA – Il futuro di Ferrarini: le due cordate che si contendono il controllo dell’azienda hanno idee diverse anche su chi deve gestire il rilancio e sul comportamento da tenere nei confronti degli amministratori responsabili della gestione fino al momento della richiesta di concordato, nel 2018.
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Le due proposte presentate per Ferrarini – quella messa a punto dall’azienda, imperniata sulla cessione a Pini e Amco, e quella depositata nei giorni scorsi dal gruppo Bonterre di Modena – hanno alcuni punti di contatto e numerose differenze. La differenza principale sta nel fatto che il piano di Bonterre ha come premessa l’estromissione dalla gestione della famiglia Ferrarini e delle figure dirigenziali ad essa legate. Gli uni e gli altri sono infatti considerati dai promotori della proposta i diretti responsabili del dissesto del gruppo di Rivaltella, emerso nel 2018.
Proprio per questo, un capitolo importante della proposta di Bonterre è dedicato alle azioni di responsabilità che, in caso di approvazione e omologa del concordato, saranno promosse contro amministratori, manager, sindaci e revisori. Ferrarini, Pini e Amco non intendono agire in giudizio contro gli amministratori e sostengono, sulla base di una perizia del commercialista reggiano Davide Grasselli, che da quelle azioni si potrebbe ricavare forse un milione di euro o poco più.
Il perito incaricato da Bonterre, il prof. Marco Ziliotti di Parma, è arrivato a conclusioni molto diverse. Nel suo parere Ziliotti esamina la situazione patrimoniale di 7 soggetti che, a suo dire, hanno provocato danni all’azienda per 60 milioni di euro. La quantificazione dei danni è basata sulle relazioni sul comportamento degli organi di amministrazione e controllo allegate ai concordati Ferrarini, Vismara e Società Agricola Ferrarini. Secondo Ziliotti, le azioni di responsabilità contro questi soggetti potrebbero consentire di recuperare più di 32 milioni di euro da distribuire ai creditori.
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