REGGIO EMILIA – “Con grandissima amarezza da parte del fronte sindacale, la trattativa con Credem non ha portato ad un accordo. La negoziazione sindacale era finalizzata, lo si ricorda, a scongiurare le dannose ricadute economiche per il personale Caricento nella fusione tra le due banche”. E’ quanto scrivono in una nota congiunta Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil e Unisin, le sigle sindacali che avevano avviato un tavolo con al centro la questione delle retribuzioni.
“Nel rispetto di una prassi consolidata in questo genere di trattative abbiamo chiesto a Credem di mantenere ai lavoratori di Caricento le voci economiche in essere, peraltro risalenti agli accordi ex Acri degli anni 80 e, per la previdenza complementare, al 2009. Alla richiesta è stato posto un fermo rifiuto da Credem e quindi, dalla data di fusione, non saranno più corrisposti. Questo per noi è
inaccettabile”, viene sottolineato.
“Le voci economiche di cui chiedevamo il mantenimento avrebbero inciso per circa lo 0,1% dei costi del personale – affermano i sindacati nel comunicato -, nulla per Credem, ma un importo non trascurabile per i circa 350 dipendenti della Caricento, che non hanno certo scelto da chi farsi acquistare.”














