REGGIO EMILIA – Facevano ‘shopping’ nei parcheggi dei centri commerciali di Forte dei Marmi, Viareggio e Cortina, ma anche di Reggio, Parma, Cremona, Bologna, Milano e Lucca, oppure di Madrid e Marbella in Spagna. Osservavano, sceglievano le auto. Installavano un air tag, un particolare gps che permette di seguire a distanza gli oggetti, e al momento opportuno, con calma, anche dopo giorni, le trovavano e le rubavano. Poi stoccavano le auto in magazzini. Le smembravano e ne ricettavano i pezzi, oppure le portavano a Malaga, le rendevano irriconoscibili e le reimmettevano sul mercato: dal porto di Anversa, le Range Rover, le Lexus e le Toyota arrivavano negli Emirati Arabi.

Alla banda sono contestati oltre 100 furti, per almeno dieci milioni di euro. Le indagini sono iniziate a febbraio 2024 da un’intuizione dei carabinieri reggiani, che hanno notato un alto numero di mezzi rubati in val d’Enza, e da lì, con appostamenti, pedinamenti, indagini sotto copertura, sono arrivati a uno degli indagati. Ne è nata un’inchiesta enorme e complessa, che ha portato gli inquirenti reggiani a seguire le tracce della banda per mezza Europa trovando la collaborazione della Guardia Civil e della Polizia Federale Belga tramite un accordo con l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale che ha reso più semplici e agili le attività. Una “squadra investigativa comune” che solitamente viene impiegata per crimini di mafia. Alcuni degli investigatori extra Italia erano presenti alla conferenza stampa.

Ventiquattro gli indagati nell’operazione Palma, per associazione a delinquere, tutti dell’Est Europa, principalmente moldavi, ma anche russi, romeni e ucraini; 4 di loro erano domiciliati nel reggiano, ma la caratteristica principale di queste persone – è stato detto dagli inquirenti – era la grande mobilità, la facilità di spostamento in tutta Europa. Anche da qui la difficoltà dell’inchiesta, portata avanti a suon di intercettazioni telefoniche, localizzazioni gps, analisi di sistemi di videosorveglianza. Per 14 di queste persone il giudice ha emesso ordinanza di custodia cautelare tra carcere e domiciliari; 9 delle misure sono state eseguite. Ognuno di loro aveva un compito: c’era chi trovava le auto, chi ne alterava i software, chi le smontava, chi trovava i capannoni, chi contraffaceva le targhe. I componenti della banda venivano pagati in criptovalute del tipo “stable coin”, e in criptovalute venivano anche pagate le auto rimesse a nuovo. Nelle 16 perquisizioni domiciliari eseguite tra Italia e Spagna sono stati trovati 146mila euro in criptovalute, oltre ad altri 40mila euro, a mezzi rubate, ad apparecchiature elettroniche per decodificare le chiavi e aprire le vetture. E’ stato disposto il sequestro preventivo di beni per due milioni di euro.



Il SIM Carabinieri elogia il Nucleo Investigativo di Reggio Emilia per l’operazione “Palma”, che ha smantellato una rete internazionale di furti e riciclaggio di auto di lusso. Un successo che conferma la professionalità e la preparazione dei colleghi reggiani- si legge nel comunicato- già protagonisti dell’indagine Saman. Il SIM chiede che l’Arma e le Istituzioni riconoscano ufficialmente l’impegno straordinario di questi militari, veri custodi della legalità.
“Reggio conferma di essere un territorio che fa gola alla criminalità, anche straniera”. VIDEO
Reggio Emilia carabinieri riciclaggio furto Italia Spagna auto di lusso Belgio emirati arabi












