REGGIO EMILIA – Sei nata e vivi in Appennino. Hai sentito questo essere distante dalla città come un limite nella tua esperienza artistica di attrice e autrice?
“Sono nata a Terni da mamma umbra ma cresciuta a Felina di Castelnovo Monti. Non ho mai sentito la distanza dalla città come un limite, forse perché mi sono sempre nutrita, fin da piccola, di tanti viaggi (che siano personali, di studio o di lavoro). E la mia passione e curiosità per la conoscenza di tutto quello che esiste al di fuori del mio Appennino ha sempre arricchito e rafforzato la certezza che vivere in montagna sia una grande opportunità ed una ricchezza. Credo che fare questo mestiere non debba per forza passare da vincoli territoriali. La montagna non limita il tuo sguardo anzi, gli orizzonti sono infiniti, a perdita d’occhio e il mondo che puoi ammirare attorno a te non prevede impedimenti. Quest’ultimi, talvolta, sono solo nella nostra testa. Le mie migliori idee artistiche sono nate camminando in montagna, circondata dal silenzio della Natura, o in qualche viaggio di ritorno “a casa”.
A Felina nasce nel 2018 Spazio EffeBi19: è scuola di teatro, è laboratorio di danze popolari, è luogo di spettacoli. Quanto c’è di Francesca Bianchi dentro a questa storia?
“Spazio EffeBi 19 nasce con l’intento di riempire uno dei tanti contenitori vuoti di questo paesello creando quelle che chiamo “pillole di Arte e Benessere”. Principalmente “si fa teatro”: differenti corsi di recitazione e lettura espressiva rivolti a diverse fasce d’età e di esperienza. Regolarmente vengono invitati bravissimi Artisti a condurre seminari intensivi come André Casaca, Tindaro Granata. Poi, è luogo di residenze artistiche in cui varie compagnie e attori scelgono questo spazio per studiare, fare ricerca sul loro progetto teatrale, “quasi” isolandosi dal caos della città. In più, da un paio di anni, Spazio EffeBi 19 è anche luogo di spettacoli tenuti da artisti di fama internazionale e una cosa che mi dà davvero soddisfazione è che in questo piccolo spazio teatrale si creano tante relazioni umane e artistiche.
Parecchie le persone che, dalla città, salgono in montagna per vedere uno spettacolo o partecipare ad un seminario e tante le persone della montagna che lo frequentano a diversi livelli (solitamente lo spazio accoglie anche corsi di altre discipline). Spesso la città e la montagna si incontrano da me, si confrontano si uniscono ed io ne sono davvero orgogliosa. Spazio EffeBi 19 è la mia seconda casa, l’ho voluto con tutta me stessa (fino a qualche anno fa era un negozio di piastrelle e arredo bagno. Una volta andati in pensione i proprietari, ho deciso di prenderlo in affitto, ristrutturarlo totalmente e trasformarlo in una sala teatrale) e penso che sia, pur avendo trascorso due anni davvero difficili causa emergenza sanitaria, la scelta più sensata, vitale e bizzarra che avessi mai potuto fare. Dentro questa storia c’è tutta la vita di Francesca”.
Il rapporto delle donne nate in Appennino con la montagna è, a mio parere, non abbastanza valorizzato. In proposito la Fondazione Nuto Revelli ha recentemente realizzato il progetto WEcho, finalizzato a dar voce alle storie delle donne di montagna, con l’intento di rafforzare l’importanza di una prospettiva di genere nell’elaborazione di politiche locali e ad ogni livello amministrativo. Qual è il tuo punto di vista e sei a conoscenza di questa iniziativa?
“Non sono a conoscenza di questa iniziativa se non molto superficialmente, ma credo che ogni possibilità in cui la donna possa aver la sua libera voce per raccontarsi e manifestare la sua R-ESISTENZA in montagna sia una preziosa opportunità per la comunità e per la donna stessa: non smettere di credere nell’urgenza che vivere in luoghi di montagna sia limitante e “debilitante”.
È bizzarro, lo so, ma mi capita ancora di gridare qualche volta quando arrivo in cima ad una sommità… E la voce si propaga nella vallata e la senti perché l’eco te la rimbalza in faccia. La senti tu, ma la sentono tante altre persone. Ed è liberatorio gridare e non hai paura perché sei in cima alla montagna, sei stata forte e coraggiosa ad arrivare fino a lì. Ecco, mi piacerebbe proprio pensarla cosi: che tutte le donne della montagna potessero “gridare” la loro storia e farla arrivare con semplicità e senza filtri alle orecchie di tutti, per imparare e per prendere buoni esempi”.
“Wonder Woman ritorna a casa”: è l’occasione amaramente ironica per riflettere sulla vita delle donne, ingabbiata tra lavoro remunerato e lavoro di cura, in altri tempi si sarebbe detto tra lavoro produttivo e riproduttivo. Che cosa ti ha portato a scrivere e poi interpretare questo pezzo teatrale che verrà rappresentato nuovamente a Reggio Emilia il 26 marzo nel Piccolo Teatro San Francesco da Paola all’interno del Festival Donne in Scena?
“Esattamente così: Wonder Woman ritorna a casa è lo specchio di quella che si vorrebbe che fosse, forse, la Donna oggi: lavoratrice instancabile, moglie devota, mamma amorevole, figlia affettuosa e, naturalmente, casalinga perfetta. Il ritratto – tra surrealismo e iperrealismo – di quello che siamo diventate da quando ci hanno tolto il tempo. Nessun effetto speciale e nessuna retorica: solo uno specchio sul quotidiano, tra carico mentale domestico e la necessaria concentrazione cosmica che ci vuole per riflettersi e riflettere. Questo testo l’ho scritto poco più di un anno fa, quando il mio Spazio, il mio amato teatro, il mio lavoro erano totalmente chiusi al mondo! E capita spesso che nei momenti di forte crisi e angoscia nascano buone idee artistiche. Come se la creatività, in tutto quel buio che un anno fa stavamo vivendo, volesse a tutti i costi sfogare la sua luce. E così è stato, complice la profonda amicizia che da tantissimi anni mi lega al Maestro Cesare Carretta, che mi ha spronato a scrivere parole e storie per poterle far vivere attraverso la musica del suo violino. Penso sia un’alchimia pura quella che abbiamo creato insieme: c’era l’urgenza da ambedue di raccontare”.
Sei una donna che ha fatto del fare cultura la sua professione, sei regista, attrice e autrice e direi anche organizzatrice di eventi. Francesca bambina cosa immaginava per sé e quanto di ciò che avresti voluto essere sei diventata?
“Me lo ricordo come se fosse appena accaduto. Avevo cinque anni, era un sabato sera. Stavo guardando un film con la mia famiglia. Non appena il film finisce, mi volto verso mia mamma e le dico: “Mamma, da grande voglio fare teatro!”. Lei sorrise, papà pure. Ancora adesso sorridono quando gli parlo delle mie idee, i miei progetti, i miei spettacoli. Non sono figlia d’arte: papà era artigiano e mamma sarta, ma non hanno mai smesso di supportarmi e incoraggiarmi. È a loro che devo davvero tanti sorrisi.
Sono passati più di quarant’anni da allora e non c’è giorno in cui mi svegli con dubbi su questa scelta: talvolta dolorosa, talvolta faticosa, talvolta tortuosa, ma la forza che ne trascende è talmente grande da superare ogni inciampo, ogni ostacolo. Devo dire che quando ero bambina scuole di teatro non ce n’erano in montagna per cui decisi di iscrivermi all’istituto Musicale C. Merulo di Castelnovo ne’ Monti e studiare violino (ed è lì che conobbi il Maestro Cesare Carretta che diventò per anni il mio insegnante di violino) arrivando fino al X corso. L’amore per il teatro, però, cresceva ogni giorno di più tanto che, non appena presi la patente, cominciai a frequentare i primi corsi di recitazione in città. Da lì, il Dams a Bologna, il diploma presso una scuola di recitazione e tutta una serie di seminari, corsi e master in Italia e all’estero che, a 48 anni suonati, continuo a frequentare perché ho ancora troppo da imparare. Il mio sogno è stato esaudito, me lo sono conquistato passo dopo passo. E non potrei chieder di più, se non di avere sempre l’entusiasmo per fare meglio”.
Infine, a fronte della crisi ambientale che stiamo vivendo, vediamo una mobilitazione dei giovani su un tema che è più capace di mobilitarne l’impegno. Ma sono le donne, in particolare le giovani donne che hanno assunto un protagonismo assoluto in materia da Greta Tumberg a Rachel Carson. È vero che “Le ragazze salveranno il mondo” come sostiene la femminista ambientalista Annalisa Corrado?
“Le ragazze salveranno il mondo” è una bellissima affermazione. Dovremmo ripeterla spesso, è contagiosa di buona energia e racchiude tre concetti necessari: 1. ESSERE DONNA. Per me significa essere capaci di conquistarsi la libertà anche se non ci dovrebbe essere il bisogno di conquistare nulla perché la libertà, di fatto, dovrebbe essere già un diritto dalla nascita, ma sappiamo bene che non è così. Di strada ne dobbiamo fare molta, di coraggio ne dobbiamo tirare fuori tanto e di tanta paura dobbiamo liberarci. 2. SALVARE. Mettere in salvo, allontanare il pericolo prendendosi cura di ciò che ci sta a cuore e la donna (non dimentichiamoci, dal latino dōmīna “signora – padrona”) si prende cura dei suoi figli, della sua famiglia, del suo lavoro, della sua casa, del suo mondo. 3. IL MONDO. Quanto di più necessario e urgente da curare ogni attimo che passa. Sì, davvero lo credo che le ragazze possano salvare il mondo, ma deve entrare nella testa di tutti noi, uomini e donne, come un mantra. Un nobile pensiero rivoluzionario che sta diventato sempre di più un ATTO”.
Natalia Maramotti
Chi è Francesca Bianchi
Francesca Bianchi nasce a Terni ma cresce a Felina dove vive tutt’ora. Laureata al Dams di Bologna con una tesi sul teatro contemporaneo napoletano, ha poi conseguito il diploma presso la Scuola di recitazione del Teatro del Navile di Bologna.
Ha frequentato numerosi seminari intensivi sia in Italia che all’estero (Svizzera, Polonia, Egitto) tra cui, alcuni di questi, condotti dal Prof. Scabia e dal Prof. Guccini, dalla Maestra Gonella, dal Maestro Granata dal Maestro Casàca, dal Maestro Mayers, dal Maestro Dioume, dal Maestro Biagini. Ha partecipato allo stage internazionale di teatro al Grotoswski Institute (Polonia), al Corso di Alto Perfezionamento dell’Attore a Napoli condotto da Remondi e Caporossi, ai Masterclass diretti dai Maestri De Maglio (Commedia dell’arte), Barba e Varley (Odin teatret). Ha inoltre studiato violino (X corso) presso l’Istituto Musicale Pareggiato C. Merulo di Castelnovo ne’ Monti (Re), tra gli altri, con il Maestro Cesare Carretta.
Francesca Bianchi ha al suo attivo diversi spettacoli sia come attrice/autrice che come regista; da più di quindici anni dirige una compagnia con attori aventi differenti abilità.
Francesca si dedica anche all’insegnamento di Arti Espressive nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Reggio Emilia. Dal 2016 al 2018 è stata direttrice didattica e docente di teatro di Lab Academy, scuola professionale per attori e performer di Reggio Emilia. Sempre come docente di recitazione, in altre scuole di teatro di Reggio Emilia e provincia. È stata coordinatrice artistica del progetto Mus-e Reggio Emilia e, attualmente, direttrice artistica della rassegna teatrale “Sotto le stelle… un palco”.
Dal 2008 conduce regolarmente stage intensivi di formazione, ricerca teatrale e di public speaking sia in Italia che all’estero.
Nel febbraio 2013 pubblica un manuale di teatro per bambini. Nell’ottobre 2018, apre e gestisce uno spazio culturale nell’Appennino Reggiano, Spazio EffeBi19, con l’intento di riempire un contenitore vuoto con pillole di “Arte e Benessere”.