REGGIO EMILIA – Durante la Notte Off, la festa dedicata al Circuito Off di Fotografia Europea, è stato premiato il progetto vincitore del premio Max Spreafico e sono state date due menzioni d’onore ad altri due lavori di grande qualità che hanno meglio interpretato il concept di questa edizione: “Un’invincibile estate”. Il premio – la possibilità di esporre una nuova mostra nel 2023 con un contributo di mille euro da Emilbanca – andato a Stella Laurenzi per la mostra dal titolo Sagra Tropicale, esposta al Circolo Canottieri di Reggio (in via Baruffo, 1): “Uno sprazzo di imbarazzata gioia, un gesto innocuo ma scomposto e di cui subito ci si scusa. Una festa patronale del profano, del timidamente inappropriato, una garbata eccezione”, come si leggen el testo critico scritto dal curatore Giordano Devincenzi (che ha anche ritirato il premio per assenza di Stella Laurenzi). Ed è proprio l’ironia e la giocosità con cui la Laurenzi – artista e fotografa contemporanea progettata a Roma nel 1989 e assemblata tra Milano, Parigi, Londra e Taipei, scrive nella sua biografia – ad aver convinto la giuria presieduta da Walter Guadagnini, direttore artistico del festival insieme a Tim Clark.
Sono stati oltre 250 i progetti inseriti nel circuito Off. L’organizzazione, coordinata da Annachiara Rea e Ilaria Gentilini, ha deciso di dare una menzione d’onore ad altri due progetti. Si tratta di Sfrontato Respiro, la mostra di Federica Vuolo esposta presso la pizzeria Piccola Piedigrotta (Piazza XXV Aprile 1 a Reggio Emilia) che ha vinto la menzione per la qualità del progetto. La giuria ha trovato nei suoi scatti “un tempo sospeso in cui l’artista è riuscita a raccontare la sua personale invincibile estate” in un viaggio solitario per cercare risposte e riappropriarsi di una libertà limitata.
Altra menzione d’onore per la qualità del progetto è andata a Sara Savini che ha esposto Aptico, progetto visibile presso Meridiano 361 (in via Guido da Castello, 6/A a Reggio Emilia) e visitabile – come molte delle mostre dell’Off – fino al 12 giugno. Il suo lavoro, nato da un’urgenza di sensibilizzazione sociale rivolta al tema dell’accessibilità, focalizza l’attenzione sul linguaggio Braille, codice fruibile attraverso il tatto, che Sara utilizza per trasformare la natura scultorea in immagine fotografica bidimensionale, “rendendo visibili, dice la giuria, particolari di impatto estetico che per qualcuno sono invisibili”.












