REGGIO EMILIA – Il rialzo dei tassi d’interesse, che sta facendo la fortuna degli istituti di credito e ha messo il turbo ai titoli bancari, ha consegnato alla Fondazione Manodori un’occasione insperata.
Dall’inizio dell’anno il titolo Unicredit ha guadagnato quasi il 50% e viaggia su livelli che non raggiungeva dall’inizio del 2016. E’ un rialzo di proporzioni imprevedibili e che, a parte gli scossoni di queste ore, non dovrebbe essere messo in discussione neppure dai riflessi del crac della Silicon Valley Bank. Questa fiammata mette la fondazione reggiana nelle condizioni di riprendere quel percorso di riduzione dell’esposizione su Unicredit che era stato interrotto dopo il 2018, quando le quotazioni della banca erano scese al di sotto del prezzo di carico, cioè del valore di bilancio dei titoli.
Un anno fa, pur di proseguire nella diversificazione, la Manodori aveva svalutato un pacchetto di 400mila azioni Unicredit in vista della vendita, riducendone il valore di bilancio da 18,6 euro per azione a 12,7. I titoli sono stati infine venduti in novembre, con un introito di circa 5,5 milioni di euro. I proventi sono stati reinvestiti in obbligazioni, Btp e in un pacchetto di azioni di Intesa Sanpaolo. Le quotazioni attuali, però, permetterebbero di vendere altre azioni, forse anche senza bisogno di svalutazioni. La concentrazione del patrimonio della fondazione sul titolo Unicredit è stata ridotta dall’80% al 25%, dunque l’urgenza non è forte come una decina di anni fa. In più, la Manodori si appresta a chiudere il bilancio 2022 con un buon avanzo di gestione.
E’ probabile che gli amministratori dell’ente non assumano iniziative almeno fino al 26 aprile, quando la Fondazione incasserà da Unicredit 2,5 milioni di euro di dividendi. Dopo quella data, sulla base dell’andamento dei mercati finanziari, potrebbe aprirsi un ragionamento sulla opportunità di vendere un altro pacchetto di azioni Unicredit dei 2,555 milioni di titoli che restano in portafoglio.
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