REGGIO EMILIA – Trent’anni fa, nel 1991, la legge Amato istituiva le Fondazioni di origine bancaria. Le attività di beneficenza venivano così separate dalla gestione del credito. Fu un passaggio chiave anche per la nostra provincia: da un lato nasceva la Fondazione Pietro Manodori, dall’altro la Cassa di Risparmio di Reggio continuava la sua storia, dedicandosi esclusivamente all’attività bancaria.
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Trent’anni di Fondazione Manodori. Trent’anni di storia di un ente di diritto privato che tuttavia appartiene in qualche modo alla comunità, un soggetto senza fine di lucro che però detiene fin dall’origine un’importante partecipazione azionaria. Prima proprietaria della Cassa di Risparmio, poi azionista di riferimento di Bipop-Carire insieme all’immobiliarista bresciano Mauro Ardesi, quindi protagonista della breve stagione di Capitalia e infine azionista sempre più residuale in Unicredit, fino all’attuale 0,13%: in una prospettiva di lungo periodo, cosa ha dato e cosa ha tolto alla Manodori il rapporto con la banca conferitaria?
Tanto per cominciare, il possesso di quelle azioni ha consentito alla fondazione reggiana di incassare i relativi dividendi, naturalmente quando sono stati distribuiti. Dal 2000 ad oggi la Manodori ha percepito 130 milioni di cedole. Ma il flusso è andato drasticamente diminuendo nel tempo: 110 milioni dal 2000 al 2009, solo 20 nel decennio successivo. Oltre ai dividendi, la Manodori ha incamerato 26,3 milioni vendendo diritti di opzione in occasione degli aumenti di capitale del 2012 e del 2017 e 3,5 milioni di interessi da obbligazioni convertibili in azioni acquistate nel 2009. In più, la vendita di quattro pacchetti, per poco più di 10,5 milioni di azioni tra il 2012 e il 2018, ha fruttato 68,3 milioni di euro.
Ricapitolando, la partecipazione bancaria ha portato nelle casse della fondazione nel corso del tempo 228 milioni di euro. In più, restano in cassaforte poco meno di 3 milioni di azioni Unicredit, il cui valore di mercato attuale è di circa 28 milioni, e obbligazioni convertibili per 7 milioni.
In un prossimo servizio vedremo invece quali costi ha sostenuto la Manodori come azionista della banca conferitaria.