REGGIO EMILIA – “Con questo Covid perdo 500 euro al giorno” diceva, in un’intercettazione, uno degli indagati preoccupato dal blocco degli spostamenti. Spostamenti che avvenivano su auto di lusso e veloci, come Maserati e Lamborghini: da qui il nome “Fast Car” dato all’operazione dai carabinieri, che nell’arco degli ultimi cinque mesi ha portato all’arresto di dieci persone e a sgominare, ritengono gli inquirenti, un’organizzazione che da anni era stabilmente dedita al traffico di stupefacenti. Soprattutto cocaina, senza disdegnare qualche ordine di marijuana e hascisc.
La droga arrivava a Reggio Emilia da Napoli, in particolare dai quartieri di Scampia e Secondigliano, e veniva venduta preferibilmente a domicilio o nei locali pubblici. Sono 17 in tutto gli indagati e nessuno si trova in carcere. Gli ultimi quattro arresti sono stati eseguiti all’alba, per altrettante persone ora ai domiciliari. In campo i carabinieri di Castelnovo Monti e di Reggio Emilia, col supporto dei colleghi del quinto reggimento di Bologna e delle unità cinofile felsinee.
Di nomi e cognomi i militari non ne fanno perché l’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Iacopo Berardi, è ancora in corso, lasciando intendere che ci potrebbero essere a breve delle novità. A ora, nel corso di una ventina di perquisizioni, sono stati sequestrati 300 grammi di cocaina per un controvalore di circa 15mila euro, ma il giro del gruppo era enormemente più ampio: dagli accertamenti tecnici, è emerso un flusso di compravendite tra le 30 e le 50 dosi al giorno e un volume d’affari tra i 5 e i 10mila euro quotidiani.
I clienti? Dal professionista, allo studente, al pensionato. Il vertice della rete è un duo: una coppia di fratelli campani. La periferia napoletana era la tappa intermedia dello stupefacente, c’è da capire quale fosse il canale di approvvigionamento principale, forse Medio Oriente o Albania. E di albanesi ce ne sono due tra gli indagati, ma ci sono anche dei reggiani, un marocchino che era il “galoppino”, e, oltre ai campani, soggetti di origine calabrese. Ma non c’è l’ipotesi dell’associazione a delinquere.
“Non si può parlare di criminalità organizzata – ha affermato il tenente colonnello Stefano Bove, comandante del reparto operativo dei carabinieri reggiani – I corrieri andavano nel Napoletano e tornavano con la droga”. Nel corso delle perquisizioni è stato trovato e sequestrato anche un fucile risalente alla seconda guerra mondiale con le relative munizioni.
L’indagine è iniziata il 31 dicembre 2019 con l’arresto di un 42enne napoletano trovato con 30 grammi di cocaina. “Aveva molte conoscenze di persone provenienti dalla Campania e in passato segnalati per spaccio o come assuntori – ha spiegato il comandante della compagnia di Castelnovo Monti, José Ghisilieri – Da lì abbiamo ricostruito la rete di conoscenze”.
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