REGGIO EMILIA – Parliamo ancora della First Aid One, la cooperativa che opera all’interno del Pronto Soccorso del Santa Maria Nuova e che recentemente ha vinto un appalto anche per l’Asp di Reggio. Nelle scorse edizioni del telegiornale vi avevamo proposto la testimonianza di un ex dipendente. Oggi ve ne proponiamo un’altra, sempre di un ex dipendente, che anche in questo caso vuole rimanere anonimo.
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First Aid One entra al pronto soccorso del Santa Maria Nuova nel 2014, vincendo una gara d’appalto all’epoca con il nome di Croce Amica One. Le anomalie nei turni di lavoro dei barellieri si presentarono fin dall’inizio. “All’interno di un mese ti potevano capitare anche dei servizi solo notti, una settimana per intera sette notti, seguita da una seconda settimana solo notti, alle volte succedeva per assurdo che queste due settimane di servizio non presentavano nemmeno un riposo. Il minimo erano sette notti, il massimo anche 15, alle volte qualche collega anche 18, consecutive”.
Lo stipendio era fisso, intorno ai 1.300 euro, indipendentemente dal numero di ore di lavoro notturno o straordinario. Nei giorni di riposo infatti si veniva chiamati per servizi di trasporto in ambulanza anche fuori regione.
Oppure si lavorava allo stadio, a bordo campo, per caricare sulle barelle i giocatori infortunati. Un impiego di fatto non retribuito. “Ti potevi rifiutare ma chiaramente sapevi di andare incontro a delle situazioni spiacevoli, ti avrebbero messo nelle condizioni di andare via, ti avrebbero presentato servizi per 20 giorni consecutivi”.
Una situazione che generava malumore tra i dipendenti. Allora arrivavano a Reggio direttamente i fratelli Calderone: “L’appalto di Reggio nello specifico lo gestiva Francesco, quando le cose andavano male interveniva Antonio. Antonio metteva pace, Francesco era più esuberante. Ci promettevano che le cose sarebbero migliorate ma poi non succedeva mai, ti promettevano qualche extra giusto per abbassare un po’ i toni”.
Francesco e Antonio Calderone, originari di Messina, sono sotto inchiesta in una indagine della procura di Pavia per una storia di presunti appalti truccati. Sono considerati gli amministratori occulti della First Aid One. C’è il ricordo del clima che si respirava in azienda dietro la volontà di mantenere l’anonimato: “Conoscendo le persone, coloro i quali sono dietro le società il timore è quello di ritorsioni. Il timore è grande per la mia salute e per la mia sicurezza”.
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