REGGIO EMILIA – La gente a Kabul costretta a stare chiusa in casa. Ne è testimone Alberto Zanin, coordinatore dell’ospedale di Emergency nella capitale afgana. Si sentono le raffiche assordanti dei mitra mentre, in collegamento, risponde alle domande dei giornalisti sul palco di Piazza Prampolini. Un rumore di sottofondo che scuote emotivamente la platea.
Il medico spiega che il motivo degli spari potrebbe essere ricondotto all’annuncio del nuovo governo oppure alla caduta del Panshir, zona teatro di scontri tra talibeni e resistenti, dalla quale provengono feriti accolti nella struttura della onlus. “In questo momento l’ospedale è pieno, sono liberi solo quattro posti”, racconta Zanin.
L’Afghanistan è stato al centro dell’incontro che ha dato il via alla tregiorni di Emergency. Nelle riflessioni dei giornalisti Corrado Formigli, Francesca Mannocchi e Paolo Giordano il bilancio di un ventennio di occupazione militare. Tutti esauriti i posti a disposizione del pubblico. In piazza, in silenziosa presenza come da rituale, anche le donne in nero schierate dietro uno striscione. Quasi ovunque il logo con la e cerchiata. Il marchio inconfondibile legato ai valori dell’associazione, al suo primo festival senza il suo fondatore Gino Strada.
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