REGGIO EMILIA – Per ora ci sono i disagi. Da martedì 7 gennaio i treni della linea Reggio-Guastalla non fermeranno più a Pieve Rossa e a Pratofontana, mentre a San Giovanni e a San Giacomo resteranno tre soste in concomitanza con le corse di punta in partenza da Reggio – alle 6.43, alle 13.19 e alle 18.37 – e da Guastalla – alle 6.20, alle 13.38 e alle 17.29.
Il massimo che gli amministratori locali sono riusciti a ottenere da Trenitalia Tper e Fer nell’incontro prenatalizio in cui è stata comunicata la decisione. Una scelta obbligata, secondo i gestori del servizio, per evitare i ritardi e le cancellazioni seguiti all’installazione del sistema controllo marcia treno, dispositivo obbligatorio per garantire la sicurezza della circolazione nelle ferrovie a binario unico, il cui funzionamento però finisce per allungare i tempi di percorrenza e di chiusura dei passaggi a livello.
Così, è stato deciso di sopprimere le quattro fermate meno utilizzate, in via provvisoria e sperimentale, ha garantito la Regione che ai sindaci ha promesso di fare una verifica dei risultati tra pochi mesi e ha dato la disponibilità a rimodulare il servizio. Un modo per dire che è il momento di ripensare al funzionamento della rete ferroviaria provinciale.
Come rendere veloci e puntuali i collegamenti dal capoluogo a Ciano, Sassuolo e Guastalla è la sfida della prossima legislatura di cui si inizierà a parlare nell’incontro chiesto alla Regione da enti locali e politici reggiani. Diverse proposte sono già in campo; la prima, rilanciata subito dopo l’insediamento del nuovo presidente De Pascale dal comitato mobilità sostenibile Reggio-Ciano, è quella di convertire la tratta in una tranvia. Opzione possibile, perché in quella ferrovia non c’è traffico merci.
Per la Reggio-Guastalla c’è invece l’ipotesi di collegarla alla futura tranvia del capoluogo, il cui terminal anziché Mancasale diventerebbe Bagnolo. Il sogno, però, sarebbe quello di poter sostituire i treni che circolano sulla tratta con motrici e vagoni più leggeri e performanti. La tecnologia c’è, ma servono le risorse. Se ministero dei Trasporti e Regione confermeranno le promesse, Reggio Emilia diventerebbe in qualche anno una città modello sul fronte della mobilità sostenibile.
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