REGGIO EMILIA – Ora la vicenda legata alla vendita del gruppo Ferrarini sulla quale incombe adesso una possibile istruttoria europea per aiuti di Stato. Sotto accusa la partecipazione in una delle due cordate interessate di Amco, che è controllata interamente dal Ministero delle Finanze.
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Adesso anche l’Europa si occupa della Ferrarini e della vendita del gruppo in concordato e al centro di una complicata battaglia tra due cordate che hanno già presentato i rispettivi piani. Del salvataggio di una delle aziende storiche dell’agroalimentare a Reggio, se ne occuperà il Commissario europeo alla Concorrenza Margrethe Vestager. C’è il rischio concreto che l’istruttoria di fatto blocchi qualsiasi decisione del Tribunale di Reggio. Ma a breve il 25 settembre è anche prevista l’udienza presso la Corte d’Appello di Bologna che dovrà decidere sul ricorso presentato da Intesa Sanpaolo e Unicredit sulle legittimità della seconda proposta di concordato presentato dalla stessa famiglia Ferrarini.
L’intervento europeo, di cui dà notizia Milano Finanza, riguarda la possibilità che la partecipazione di Amco si configuri come possibile aiuto di Stato. L’accusa è al centro di una denuncia presentata in ambito Ue. Amco, società specializzata nel recupero crediti, è controllata al 100% dal Ministero delle Finanze, quindi dallo Stato, ecco il perché delle verifiche richieste. In più: Amco è una delle quattro banche, le altre sono Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca, esposte per 250 milioni di euro con il gruppo di Rivaltella. Partecipa con un 20% a Rilancio Industrie Alimentari, di cui il restante 80% è in mano al gruppo Pini. Amco avrebbe anche concesso alla Ferrarini un finanziamento da 12 milioni di euro. Tutti questi elementi farebbero intravedere, come recita la denuncia, un “trasferimento indiretto di risorse pubbliche che è imputabile allo Stato perché Amco è impresa pubblica il cui intero capitale è interamente detenuto dal Mef”.
Al Commissario Vestager è anche posto il quesito se tutta questa operazione condotta dal gruppo Pini, appoggiato da Amco, non leda le legittime aspirazioni a presentare un concordato e una proposta concorrente da parte di altre società. L’altra cordata è guidata dal Gruppo Bonterre, che comprende anche Parmareggio, Banca Intesa e Unicredit. Una vicenda che sta tenendo col fiato sospeso i dipendenti, quasi mille complessivamente, mentre i sindacati in queste ore stanno incontrando le due cordate per capire i piani industriali e le effettive garanzie su un futuro che salvaguardi comunque la produzione che non si è mai fermata, e scongiuri l’ennesima delocalizzazione.
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