REGGIO EMILIA – Se possiamo lavorare o divertirci usando un personal computer, lo dobbiamo anche e soprattutto a lui. Se sfiorando con il dito lo schermo del nostro smartphone possiamo aprire un’applicazione o allargare un’immagine, lo dobbiamo anche e soprattutto a lui. Lui è Federico Faggin. Originario di Vicenza, 80 anni, da più di 50 anni vive negli Stati Uniti, dove ha lavorato come capo progetto alla Intel prima di dare vita a sue fortunatissime iniziative imprenditoriali, fondando prima la Zilog e poi la Synaptics. Faggin è il padre del microprocessore, quel circuito elettronico in silicio di dimensioni estremamente ridotte senza il quale il personal computer non esisterebbe. A partire dalla metà degli anni Ottanta, il fisico italiano sviluppò i primi Touchpad e Touch screen, cioè quel dispositivo elettronico che ci permette di interagire con un’interfaccia grafica usando le dita.
Domani sera, venerdì 7 ottobre, alle 22 Faggin sarà ospite del nostro settimanale Decoder (in onda su Telereggio e in streaming su Reggionline) per parlare della sua straordinaria avventura di inventore e di imprenditore. Una avventura che ha avuto effetti enormi sulla tecnologia e sulla nostra vita quotidiana. Bill Gates li ha sintetizzati così: “Prima di Faggin, la Silicon Valley era solo the Valley”.
Sempre domani, venerdì, alle 14, Faggin terrà una conferenza nell’aula magna dell’Università, in viale Allegri, in occasione del welcome day del corso di laurea in Digital education. Il titolo è “Tecnologia, vita e coscienza. La necessità di un nuovo paradigma”. Nel suo intervento Faggin approfondirà i temi che sono al centro del suo recente saggio “Irriducibile”, in cui si interroga sul rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale e arriva alla conclusione che neppure le macchine più complesse potranno mai sostituire completamente l’essere umano, perché i segnali elettrici non possono produrre coscienza.
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