REGGIO EMILIA – “Ci sono le società, o aziende, cartiere. Producono solo della carta, facendo delle fatture. Chi le riceve sconta il costo e sconta l’Iva. Ma la società cartiera sparisce, non versa imposte e non presenta dichiarazioni dei redditi”. Il meccanismo, fraudolento, è quello architettato dalla D.A.L. Worldwide Distribution Srl, la società fittizia finita sotto la lente della Finanza. Registrata, come sede legale, nel modenese era gestita da reggiani.
Di autentico, nella sua attività, c’era il flusso dei bonifici in entrata e il relativo flusso in uscita, coi classici prelievi in serie da bancomat e sportelli, 2.044 quelli contati dagli inquirenti.
“Prelievi veloci, fatti in breve tempo e casomai con una logica che non porta a una giustificazione dell’operazione. Sono campanelli d’allarme che qualsiasi professionista ha l’obbligo di considerare”.
L’inchiesta Cyrano è partita da quella denominata Billions esplosa tre anni fa. All’epoca fu di 250 milioni di euro il giro di false fatture emerso, stavolta è di 10 milioni. Secondo il procuratore capo Calogero Paci è la conferma di come Reggio Emilia sia uno snodo di questo tipo di frode.
“Il fenomeno delle fatture per operazioni inesistenti esiste in tutt’Italia e anche all’estero. Ed è legato, come presenza, agli andamenti dell’economia”.
Secondo Massimo Giaroli, presidente dei commercialisti reggiani, il fatto che Reggio figuri come una sorta di distretto delle cartiere, punto di riferimento a livello nazionale per l’economia criminale, si deve anche al fatto che qui i controlli funzionano meglio che altrove. In parallelo si spiega così anche la posizione alta della nostra provincia nella classifica dei territori con più interdittive antimafia emesse. “C’è stato un controllo efficace, messo in campo dalle nostre forze dell’ordine, guardia di finanza polizia, carabinieri, prefettura. Oltre a ciò si sono attivati tanti protocolli”.
Per i commercialisti esiste l’obbligo di segnalare le operazioni sospette. Contemporaneamente è loro vietato assecondare il cliente in pratiche illecite. “Non posso escludere l’esistenza di commercialisti che purtroppo agevolano questo tipo di attività. In tutte le categorie putroppo qualche ramo secco c’è. Però la sensibilità della categoria su questo tema è presente ed è aumentata in questi anni”.
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