REGGIO EMILIA – “Abbiamo acquistato tanto farmaco, perché non viene somministrato? C’è questa discussione. Noi a Reggio siamo molto allineati, anzi, siamo efficaci, avendo fatto questo grosso numero di trattamenti”. Così Marco Massari, direttore del reparto Malattie infettive del Santa Maria Nuova.
Il quantitativo di trattamenti in questione riguarda il Paxlovid, antivirale in pastiglie prodotto da Pfizer. Nella nostra provincia è stato somministrato a 120 pazienti, corrispondenti a un terzo degli emiliano romagnoli che l’hanno utilizzato. Il dato reggiano riflette un’organizzazione della distribuzione di questo farmaco, molto più snella rispetto a quella che ha prevalso in Italia, gestita dagli ospedali
“passando per le malattie infettive come prescrittore”. “Noi abbiamo spostato tutto sul territorio – spiega Massari – Gli antivirali per bocca vengono gestiti dalle Usca, con una consegna diretta del farmaco ai pazienti o al domicilio, oppure un familiare li va a ritirare, quindi il percorso è più breve. Questo è importante perché devono essere somministrati entro i primi 4-5 giorni dalla comparsa dei sintomi. Noi abbiamo accorciato la catena”.
L’autorizzazione del Paxlovid è dei primi di febbraio. Seicentomila le confezioni acquistate dalla Struttura Commissariale, che ha speso per ognuna 660 euro. Sono però meno di quattromila finora i pazienti che in Italia hanno ricevuto questa terapia.
Un’arma spuntata si è poi rivelata un prodotto analogo, il Lagevrio, disponibile da più tempo: “E’ meno efficace, in pratica non lo stiamo usando. rispetto al Paxlovid ha l’efficacia di un terzo. Ci sembra inutile darlo, quando abbiamo la disponibilità del Paxlovid”.
C’è poi l’antivirale Rendesivir, in fiale, per la somministrazione endovenosa. Finora destinato a pazienti ospedalizzati, verrà presto usato anche attraverso la medicina territoriale, visto che il monoclonale Sotrovimap, indicato per i contagiati a casa, si è dimostrato inefficace contro la variante Omicron 2. “Ci stiamo organizzando per trattare col Rendesevir anche i pazienti ambulatoriali, con uno sforzo organizzativo non piccolo, ma ci sembra giusto dare questa possibilità”.
Sempre a breve l’Ausl comincerà a usare anche il farmaco Evusheld, destinato agli immunosoppressi o alle persone senza risposta anticorpale dopo le vaccinazioni.
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