REGGIO EMILIA – Mentre la riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio procede verso l’approvazione definitiva, l’amministrazione della giustizia continua faticosamente il suo cammino. E’ un cammino accidentato, reso difficile e affannoso non solo dalla delicatezza della materia, ma anche e soprattutto dalla sproporzione tra la mole di lavoro e le forze disponibili.
Cominciamo dalla Procura e vediamo i dati contenuti nella Relazione del presidente della Corte d’appello di Bologna per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario 2025. Alla fine del 2023 presso la procura di Reggio erano pendenti 7.615 procedimenti a carico di persone note e 3.383 di competenza del giudice di pace. C’erano poi 6.222 procedimenti a carico di ignoti e 1.907 con atti non costituenti notizie di reato. Nel complesso si tratta dunque di oltre 19mila procedimenti pendenti. Per gestire questa montagna di fascicoli, a fine 2023 risultavano in servizio presso la Procura 18 magistrati: 10 togati e 8 onorari.
Ecco invece la situazione del Tribunale, aggiornata al dicembre 2024. Nel settore civile i procedimenti pendenti sono 8.386. Nel penale sono 178 nel dibattimento collegiale e 2.225 davanti al giudice monocratico. L’Ufficio Gip/Gup ha invece esaurito a fine 2024 5.130 procedimenti. In Tribunale i giudici in servizio sono 23, più il presidente del Tribunale e quello di sezione. Mancano 3 funzionari giudiziari su 16, 4 cancellieri su 10 e 5 assistenti giudiziari su 26.
La riforma Nordio non avrà effetti su queste problematiche perché, più che una riforma della giustizia, è una riforma della magistratura. L’obiettivo non è quello di rendere la giustizia più efficiente, ma quello di introdurre una separazione totale tra inquirenti e giudici. Questi ultimi sono accusati dal ministro di sposare acriticamente le tesi dell’accusa in una logica di casta, anche se l’esito dei 2.417 processi conclusi l’anno scorso in Tribunale a Reggio dice il contrario: le condanne hanno superato di poco il 20 per cento.
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