REGGIO EMILIA – Dragare i fiumi, togliere la vegetazione dagli alvei, accelerare la corsa dell’acqua nei canali non sempre sono le risposte giuste da dare per evitare le alluvioni. Lo ha spiegato ieri sera su TeleReggio durante una seguitissima puntata del Graffio il geologo bolognese Giulio Torri che nel suo intervento è partito da un’amara considerazione: l‘attuale rete di canali, casse di espansione e bacini di accumulo non è sufficiente.
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“La nostra rete di scolo e di drenaggio, non è in grado di gestire questi eventi”, non ha usato mezze parole Torri.
Per capire cos’è successo nella notte tra sabato e domenica a Reggio e nelle Terre di Mezzo bisogna partire da qui. Lo ha detto in modo chiaro il geologo bolognese Giulio Torri durante la puntata del Graffio andata in onda ieri sera. La colpa non può essere data, ha spiegato, alla cattiva manutenzione degli argini, ma è necessario prendere atto dei cambiamenti climatici che portano a fenomeni estremi come i 100 millimetri caduti in sei ore tra sabato e domenica e pensare in grande ritornando a dare ai corsi d’acqua lo spazio di cui hanno bisogno per ridurre anche la velocità delle acque.
“Passa il tempo, aumenta la violenza degli eventi dobbiamo fare i conti con il fatto che i nostri argini sono opere di difesa passiva vetusti, vecchi – ha spiegato il geologo – Imputare tutto alla cattiva manutenzione significa non voler vedere la realtà dei cambiamenti climatici e il vero problema: il territorio è messo così ed è estremamente vulnerabile”.
Poi, Giulio Torri ha illustrato alcune misure indispensabili per mettere il territorio in sicurezza: “Bisogna ragionare caso per caso perché ci sono situazioni in cui le casse di espansione si possono fare e altri, no. Soprattutto bisogna ridare ai corsi d’acqua lo spazio di cui hanno bisogno. In modo da ridare una lentezza al corso d’acqua che è solo benefica sia per la falda sia in caso di precipitazioni eccessive”.
Torri ha poi sfatato alcune idee solo apparentemente dettate dal buon senso di cui si è parlato molto in questi giorni tra gli alluvionati, a cominciare dalla necessità di togliere la vegetazione in alveo e dragare i fiumi. “Bisogna decidere come agire analizzando la situazione di ogni corso d’acqua, caso per caso”, ha spiegato e in emergenza studiare piani che consentano rotture arginali programmate creando aree di esondazione controllata. “Il dragare i fiumi è l’operazione più deleteria che si può fare a un corso d’acqua perché comporta un’erosione che mette in crisi le pile dei ponti e gli argini – ha sottolineato il geologo – La vegetazione spondale va valutata caso per caso, in alcuni casi va tenuta in altre va tolta. Sui fiumi non bisogna cercare ricette dettate dal buon senso ma bisogna seguire l’ingegneria fluviale”.
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Telereggio Reggio Emilia Canali bonifica alluvione "Il graffio" Giulio Torri