REGGIO EMILIA – Nessun computer potrà mai sostituire la coscienza umana. Lo ha detto a Telereggio Federico Faggin, fisico e imprenditore, inventore del microchip, che a Decoder ha raccontato la sua esperienza.
“Immaginavo che avrebbero avuto un enorme impatto, ma lo hanno avuto enorme al quadrato perché oggi, praticamente, senza microchip l’intera economia si fermerebbe – le sue parole – I microchip sono dappertutto: un telefonino adesso avrà, tiro a indovinare, una trentina di computer”.
Il fisico illuminato che ha cambiato la quotidianità delle persone ha ripercorso la sua carriera nello studio di Decoder. E’ lui il padre del microchip in silicio che fa funzionare ogni apparecchio. Il microprocessore, il cuore di un computer, che lui ha ridotto a un chip di dimensioni minuscole: “Il mio ruolo fondamentale è stato sviluppare la tecnologia che lo ha permesso di fare, il Moss con silicon gates che ho sviluppato nel ’68 permetteva di arrivare a cinque volte la velocità di prima. Prima si andava sui 200 khertz, con questa nuova tecnologia si arrivava a un mega hertz. Per di più, la corrente di dispersione era ridotta di un fattore da 100 a mille e quindi si potevano fare circuiti dinamici che hanno permesso di mettere tutta l’unità centrale del computer in un chip”.
Nel suo libro, “Irriducibile”, ha affrontato il rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana. “Solo la fisica quantistica – ha detto – può spiegare la coscienza che nessuna macchina potrà mai riprodurre. Non è algoritmica, non deriva da algoritmi, è qualcosa di ancora più fondamentale, ci ho messo 20 anni a capire questo. E’ una qualità diversa: noi conosciamo attraverso sensazioni e sentimenti, l’amore che proviamo per un figlio è un sentimento potente che sentiamo dentro di noi, come si fa ad avere un computer che ha amore?”.
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