REGGIO EMILIA – Era stata l’ultima grande festa di piazza. Il Covid era ancora in Oriente, forse avrebbe potuto far saltare il primo Gp del Vietnam, ma niente di più.
In città c’erano migliaia di tifosi e appassionati arrivati da tutta Italia ed erano assembrati, eccome se lo erano, attorno alle bandiere del Cavallino Rampante. A rivedere oggi quelle immagini, sembrano passati secoli. Era l’11 febbraio e Reggio Emilia si era ritrovata al centro delle cronache mondiali perché la Ferrari che si svela al mondo è un evento di quella portata.
La rossa aveva scelto la città del Tricolore per la presentazione della nuova monoposto di Formula 1, per la prima volta al di fuori di Maranello e del Mugello. Un’occasione che si è concretizzata grazie ai contatti tra l’amministrazione comunale e il team principal della Scuderia, Mattia Binotto, l’ingegnere di Selvapiana di Canossa. Al teatro Valli si è riunito il gotha mondiale della F1: fuori il popolo dei ferraristi a sperare in un selfie con il quattro volte campione del mondo Vettel o con il giovane talento Leclerc, che era sfuggito alla sicurezza e di corsa aveva raggiunto un gruppo di tifosi a cui aveva promesso l’autografo. Poi, il maxi schermo in piazza Prampolini per assistere alla presentazione della SF 1000, in onore del millesimo Gp che la Ferrari avrebbe corso durante la stagione, al Mugello per l’esattezza.
Una monoposto che, suo malgrado, passerà alla storia. Il calendario stravolto dalla pandemia, tre soli podi, mai un giro in testa in nessun gran premio, il sesto posto nel campionato costruttori. Una delle peggiori annate di sempre, se non la peggiore in assoluto. Ma parlare oggi della presentazione della Ferrari significa ricordare molto di più di un evento sportivo. Dieci giorni dopo, gli ospedali sono stati travolti dall’ondata del virus, le famiglie colpite dal dramma sanitario ed economico, i mesi rinchiusi in casa. Forse, non abbiamo portato fortuna alla Ferrari, ma vorremmo riaverla ancora a Reggio Emilia e poter rivivere la stessa festa. Liberi, proprio come allora.
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