REGGIO EMILIA – Una tassa potenzialmente più salata di prima, ma che le banche possono anche non pagare: è la tassa sugli extraprofitti nella nuova versione varata dal Governo. L’aliquota resta pari al 40% della differenza tra il margine d’interesse di quest’anno e quello, assai più basso, del 2021. In altre parole, le banche dovranno pagare il 40% di quanto hanno guadagnato in più rispetto a due anni fa grazie al rialzo dei tassi d’interesse. La prima novità di rilievo sta nell’imposta massima. In origine era stato fissato un tetto dello 0,1% dell’attivo patrimoniale. Nel caso del Credem, ad esempio, che ha un attivo di quasi 65 miliardi di euro, l’esborso massimo non avrebbe potuto superare i 65 milioni.
Nella nuova formulazione della legge, il tetto massimo è salito allo 0,26% dell’attivo, da cui bisogna però sottrarre i titoli di Stato posseduti dalle banche. Tornando all’esempio del Credem, significa 64,4 miliardi di attivo meno 4 miliardi di Btp e Cct detenuti dalla banca. Lo 0,26% di ciò che rimane corrisponde a circa 157 milioni.
Qui però arriva la seconda grande novità. Nella nuova versione della legge, le banche potranno evitare di pagare la tassa destinando una somma due volte e mezzo superiore a riserva non distribuibile, rafforzando così il proprio capitale. E’ facile prevedere che molte banche, anziché versare la tassa, sceglieranno questa seconda strada, anche quando, come nel caso del Credem, non hanno nessun deficit patrimoniale.
Reggio Emilia banche Credem nuova legge tassa extraprofittiLa forbice dei tassi si è allargata: gli effetti della tassa extraprofitti. VIDEO











