REGGIO EMILIA – Per un barelliere del pronto soccorso dipendente della First Aid One i turni di lavoro sono di otto ore al giorno per 5 giorni la settimana. Si può lavorare il mattino, il pomeriggio o la notte, con due giorni di riposo ogni settimana.
“Ufficialmente sono giorni di riposo – ha raccontato un ex dipendente, che ha preferito rimanere anonimo, a Tg Reggio – ufficiosamente sono giorni al pretriage che facciamo anche nei giorni di riposo effettivi”. Il pretriage è il “prefiltro”: si prova le febbre e si chiede a chi arriva al pronto soccorso di compilare un questionario; i pazienti sospetti positivi vengono indirizzati nel percorso Covid, gli altri al triage vero e proprio, dove incontrano gli infermieri. E’ un lavoro faticoso.
“Ci sono pazienti in emergenza, che hanno bisogno di entrare al pronto soccorso in pochi minuti – ha aggiunto l’uomo – Con la chiusura degli altri pronto soccorso arrivano tantissimi di pazienti da tutta la provincia, tutti i medici mandano li, è una mole infinita”.
Il turno al pretriage è di 9 ore. Può capitare di doverlo fare dopo avere accompagnato pazienti dal pronto soccorso ai reparti e viceversa per 8 ore, magari di notte. Questo lavoro non viene retribuito come straordinario, ma viene pagato 25 euro netti: meno di 2,80 euro all’ora. I dipendenti sono obbligati ad accettare? “Se ti rifiuti, perché puoi rifiutarti, sai già che a fine contratto rimarrai a casa. Non ti viene detto ma lo sai. Non è una minaccia, ma in questo clima di paura e di terrore fai di tutto pur di non perdere il lavoro. E’ capitato di fare 17-20 giorni di fila, senza riposo”.
A impostare i turni sono i coordinatori, che seguono le indicazioni dell’azienda. A febbraio la First Aid One ha proposto ai dipendenti di firmare un “processo verbale di conciliazione”: una formale rinuncia a ogni pretesa in cambio di appena 50 euro.
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