REGGIO EMILIA – Niente di fatto, udienza saltata. Si passa al 15 dicembre. Sarà la quarta volta, quel giorno, che Shabbar Abbas comparirà davanti al giudice pakistano chiamato a decidere sulla sua estradizione in Italia. La quarta volta in un mese. Era infatti il 15 novembre quando il padre di Saman Abbas veniva arrestato nel Punjab dopo un anno e mezzo di latitanza. Da allora c’è stato un primo appuntamento davanti alla corte ma senza avvocato; poi un secondo, il 24 novembre, nel quale al legale dell’uomo è stato dato tempo per esaminare la documentazione arrivata dall’Italia, poi l’udienza di oggi, con un altro piccolo colpo di scena: il giudice che finora si è occupato della vicenda era in congedo, nulla è accaduto se non un rinvio, appunto, al 15 dicembre.
E mentre i contatti del procuratore capo di Reggio Calogero Paci con i referenti diplomatici italiani e di collegamento investigativo sono pressoché quotidiani, scatta l’ira delle parti civili per questo ennesimo slittamento: “Va bene concedere tempo all’avvocato, è una cosa normale, ma il motivo delle ferie è troppo – tuona Barbara Iannuccelli, avvocato costituitasi parte civile per l’associazione Penelope che è riferimento per i famigliari delle persone scomparse – ll Pakistan sta perdendo una grande occasione per spiegare agli italiani che ci sono i buoni e i cattivi. Continuare così a tergiversare non giova alla comunità pakistana che lavora e vive in italia. Se i due genitori non verranno consegnati, per sempre il Pakistan verrà associato a chi tutela degli assassini, invece come Stato dovrebbe garantire la giustizia nel rispetto di tutti i pakistani”.
Nella precedente udienza Shabbar Abbas, accusato dell’uccisione della figlia assieme ad altri quattro parenti della ragazza tra cui la madre tutt’ora latitante, aveva ribadito al giudice ‘mia figlia è viva’, spingendosi anche ad affermare che la 18enne è nelle mani dei servizi sociali. Frasi che difficilmente potrà ripetere: al laboratorio Labanof di Milano inizierà a giorni l’autopsia sul corpo che gli inquirenti ritengono sia quello della ragazza
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