REGGIO EMILIA – Tra gli elementi che colpiscono leggendo le carte dell’operazione Ottovolante della Guardia di finanza che ha riportato in carcere Giambattista Di Tinco, c’è la grande quantità di messaggi, telefonate e anche videochiamate che l’indagato effettua verso le vittime o verso i suoi presunti collaboratori nell’attività di prestito di denaro a tassi d’interesse usurari che è al centro dell’inchiesta.
Non si preoccupa, quindi, di interrompere le comunicazioni, nonostante si trovi prima in carcere e poi ai domiliari perchè coinvolto, un anno fa, nell’indagine Minefield sulle false fatturazioni. Usa, questo sì, alcune parole che gli inquirenti ritengono in codice, come ‘furgone’, ‘consegna’, ‘riconsegna’, ma per l’accusa è evidente il riferimento in realtà alla restituzione di somme di denaro.
‘Se hai problemi col furgone vai direttamente da Salvatore in officina che c’è lui’, dice in un messaggio audio ad una delle vittime di usura; Salvatore è Salvatore Iemmello, finito ai domiciliari, che secondo le indagini contattava le vittime o le minacciava se erano in ritardo con i pagamenti.
Con loro, con le persone cui aveva prestato soldi, Di Tinco faceva riferimento a terze persone, dicendo che il denaro arrivava da queste: ‘Stai attento perchè se va male, questi qua vengono e ti danno fuoco a tutto’, ha detto in un’occasione a una delle vittime.
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