REGGIO EMILIA – Quale potrebbe essere l’effetto dell’impiego di 15 militari nella zona della stazione storica? La situazione cambierebbe o tutto resterebbe più o meno come prima? Per tentare di rispondere a queste domande, bisogna partire dalla realtà di oggi.
La zona attorno a piazzale Marconi subisce essenzialmente due fenomeni. Il primo è quello dei senzatetto. Alcuni dormono in giacigli di fortuna in stazione o per strada, altri occupano abusivamente le cantine dei condomini della zona. Molti di loro fanno uso di crac. Rispetto a questo fenomeno di povertà, di emarginazione e di tossicodipendenza, i militari potrebbero forse coadiuvare le forze dell’ordine nello sgombero delle cantine. Ma una volta eseguiti gli sgomberi, resterebbero decine e decine di persone che non sanno dove trascorrere la notte e che cercherebbero subito un altro riparo.
Il secondo grave problema della zona è quello dello spaccio. I militari dell’operazione “strade sicure” non possono eseguire arresti. Forse la loro presenza in zona stazione spingerebbe gli spacciatori a spostarsi di qualche centinaio di metri, magari verso piazzale Europa. Peraltro, gli spacciatori arrestati ogni giorno da polizia e carabinieri vengono quasi sempre rilasciati subito dal giudice, perché la pena prevista per legge è inferiore a quella necessaria per finire in carcere e negli istituti penitenziari c’è il tutto esaurito. È difficile, dunque, che la presenza dell’esercito possa incidere a fondo sui fenomeni di degrado e di microcriminalità che assillano il quartiere. Potrebbe invece avere l’effetto di sospingere altrove senzatetto e spacciatori. Se così fosse, per i residenti sarebbe certo un gran sollievo, ma nel complesso cambierebbe poco, perchè le stesse problematiche si riproporrebbero in un’altra parte della città. L’esercito non trova un tetto a chi non ce l’ha e non fa andare in carcere coloro per i quali la legge non prevede la prigione. Tantomeno disintossica chi è dipendente dal crac.
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