REGGIO EMILIA – Anche i pediatri reggiani – gli 80 di libera scelta, ognuno dei quali segue tra i 700 e gli 800 bambini, quelli ospedalieri e quelli di comunità – sono in allerta per la forma particolarmente aggressiva di epatite che si sta manifestando nei bambini dall’inizio di aprile.
Sono 169, a ora, i casi segnalati in tutto il mondo, la gran parte nel Regno Unito e poi in Olanda e Spagna, ma anche in Italia. Nelle ultime ore sono stati segnalati due casi sospetti nel confinante territorio modenese. Il 10% dei piccoli malati è stato sottoposto a trapianto di fegato. “L’allerta deriva dall’incertezza – dice il pediatra Alessandro Volta, direttore del programma materno-infantile dell’Ausl di Reggio – perché non si conoscono le cause di questa forma anche se al momento non c’è preoccupazione. Siamo stati invitati a segnalare alla Regione tutto ciò che ci appare sospetto”.
Si tratterebbe di un virus che colpisce il fegato, ma non nelle forme per così dire “tradizionali” delle epatiti conosciute e per alcune delle quali esistono vaccini. L’incertezza della causa ricade a cascata sulle modalità attraverso le quali il virus potrebbe essere contagioso, a ora sconosciute. Un copione, quello che ha l’incertezza come protagonista, diventato purtroppo noto nel 2020 con l’arrivo del Covid. “C’è però un elemento che si può escludere – dice Volta – ed è la correlazione tra questa forma acuta di epatite e il vaccino anti Covid, come qualcuno aveva inizialmente ipotizzato: la maggior parte dei bambini colpiti ha meno di 5 anni”. Parliamo, quindi, di una fascia di popolazione che non è stata destinataria del vaccino. Anche ai genitori viene chiesto di fare attenzione a sintomi come dolori addominali e colorazione gialla della pelle o della sclera dell’occhio.
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