REGGIO EMILIA – Temiamo che i partiti, che in queste ore stanno definendo le liste dei candidati per le elezioni regionali del 17 e 18 novembre, non presteranno particolare attenzione alle parole pronunciate ieri da don Luigi Ciotti ai microfoni di Tg Reggio, a margine dell’assemblea regionale di Libera che si è svolta a Casa Cervi. E invece dovrebbero fare proprio l’appello del presidente di Libera a non candidare persone che abbiano avuto comportamenti meno che ineccepibili nel rapporto con esponenti della criminalità organizzata. Rivediamo le parole di don Ciotti: “Bisogna essere radicali. Non ci sono vie di mezzo. Chi ha avuto percorsi, ambiguità, connivenze… non se ne deve neanche discutere. Le istituzioni sono sacre. Chi governa deve avere trasparenze, non forme di ambiguità”.
Don Ciotti non parla di reati e di condanne, ma di comportamenti. Non sono concetti astratti se applicati a Reggio, dove le indagini e i processi hanno documentato l’esistenza di un’area grigia fatta di contatti, di frequentazioni con gli uomini delle cosche, di abboccamenti e sottovalutazioni. Un’area grigia rilevante nel mondo degli affari, come ha denunciato più volte il procuratore capo Paci, ma che si è manifestata chiaramente anche in ambito politico. Le sentenze dei processi Aemilia e Grimilde lo hanno testimoniato. Le forze politiche non voltino la testa dall’altra parte, non facciano finta di niente.
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