REGGIO EMILIA – Una situazione insostenibile. Non ha usato mezzi termini Germana Corradini, dirigente dei servizi sociali del Comune di Reggio, per commentare l’emergenza abitativa che l’Amministrazione si trova a dover fronteggiare per rispondere alle sempre più numerose richieste di aiuto da parte di famiglie rimaste senza un tetto, e non per morosità. Famiglie con un reddito, a volte due, che dall’oggi al domani si scontrano con una realtà durissima: trovare una casa in affitto a Reggio Emilia, e per la verità non solo, è diventata una questione per ricchi. E il conto finisce per essere salato anche per il budget dei servizi sociali chiamati a intervenire in emergenza. Il tema è stato al centro dell’ultima riunione della Commissione Welfare, chiesta dai consiglieri comunali di Coalizione Civica (Dario De Lucia e Fabrizio Aguzzoli), M5S (Paola Soragni e Gianni Bertucci), Lega (Roberto Salati, Giorgio Varchetta, Stefano Sacchi, Alessandro Rinaldi e Matteo Melato) e Alleanza Civica (Filippo Ferrarini) dopo l’inchiesta pubblicata su Reggionline, che ha documentato come la distorsione del mercato abbia portato i servizi a collocare famiglie anche numerose in bilocali (che per il Comune sono equiparabili a soluzioni alberghiere) che costano fino a 90 euro al giorno, 2700 euro al mese. “C’è un modo migliore di spendere questi soldi? Sì, ma va costruito con un partner privato – ha detto l’assessore al Welfare Daniele Marchi – lavorando a soluzioni di partenariato pubblico-privato con garanzie per sbloccare la situazione di chi vuole investire”. Idea che aveva già presentato in una recente intervista su Reggionline.
Nel rispondere al consigliere Dario De Lucia, gli assessori Marchi e Lanfranco De Franco (politiche abitative) hanno ribadito come non sia possibile destinare i fondi per l’emergenza alla ristrutturazione dei 400 immobili di edilizia popolare bisognosi di lavori per essere assegnati, perché l’emergenza affrontata con gli alberghi riguarda famiglie che non avrebbero i requisiti per entrare nelle graduatorie di Acer.
I numeri e le spese
“A gennaio 2019 c’erano 105 nuclei famigliari in lista per un alloggio emergenziale, a fine 2022 le famiglie erano 132 – ha spiegato Corradini – E’ cresciuta la cronicità, vale per tutti i nostri servizi a sostegno della povertà, non ci sono sbocchi. Nel 2019 abbiamo avuto 26 nuovi ingressi, per un totale di 85 famiglie, nel 2022 44 nuovi ingressi per un totale di 209 famiglie. Si tratta di situazioni che dovrebbero trovare uno sbocco nel mercato privato degli affitti, ma sembra impossibile. Non parlo solo di famiglie straniere”.
In termini di spesa, in alberghi e appartamenti turistici nel 2019 i servizi hanno speso 155mila euro per 84 nuclei, nel 2022 583mila per 89 famiglie. Significa una media 1.850 euro a famiglia, per 31 euro a notte, nel 2019, salita a 6.569 euro per nucleo e 56 euro a notte nel 2022. Per quanto tempo? “Nel 2019 la permanenza media era di 58 giorni, divenuti 115 nel 2022”. Nel caso da cui è partita la nostra inchiesta, di Fares Latamna, di sua moglie e dei suoi loro quattro figli, collocati in un bilocale da 90 euro a notte in via Liebig, siamo arrivati a 8 mesi.
Le soluzioni abitative individuate
E sulle soluzioni disponibili per l’ospitalità ponte: “Possiamo contare anche grazie a gare d’appalto su 32 appartamenti e 46 posti letti in cohousing (più persone nella stessa abitazione o struttura). Per mamme e bambini abbiamo 50 posti letto, 6 quelli per donne sole. Ci sono poi 90 posti letto per le persone in condizioni di marginalità, con anche un dormitorio con 44 per alcol e tossicodipendenti”. E quando le viene chiesto a chi vengono destinate le risorse: “Abbiamo utilizzato trenta alberghi, tutti quelli disponibili a un prezzo ragionevole. Posso fornire l’elenco. Non so quanto sia, vista la seduta pubblica… magari fornisco sicuramente ai consiglieri l’elenco degli alberghi. Il primo riferimento è l’hotel in appalto, poi iniziamo la ricerca dei posti disponibili. Non abbiamo contratti, rapporti diretti con questi albergatori. Spesso gli albergatori vogliono una garanzia dei servizi sociali per il contributo. Il sussidio viene intestato all’utente dopo una proposta di contributo economico, che paga l’albergo. A volte paghiamo noi direttamente all’albergatore nell’ambito di una procedura regolarmente formalizzata di contributo economico alla famiglia”.
Chi sono quindi tutti i fornitori che ricevono soldi direttamente o indirettamente dai servizi? Corradini non ha fornito l’elenco richiesto dai consiglieri in sede di convocazione della commissione. Lo manderà agli interessati, ha detto mercoledì sera. Stanno aspettando, e noi con loro. [Aggiornamento ore 19,40 – La dottoressa Corradini ci ha contattato via Linkedin per specificare di aver spedito l’elenco al presidente della Commissione Claudio Pedrazzoli nella giornata di ieri. Ad oggi i consiglieri da noi contattati non hanno ricevuto nulla. Per dovere di cronaca, la richiesta era tra i punti da trattare in sede di Commissione come da documento allegato]. [Aggiornamento 7 maggio ore 11 – Ecco l’elenco delle strutture]
“L’albergo è sempre stata una misura residuale. Sta assumendo dimensioni insostenibili per i costi e per le vite delle famiglie e dei bambini – ha concluso Corradini – Stiamo cercando di ridurre i tempi di permanenza in albergo, chiarendo fin dall’inizio con le famiglie che hanno un reddito che il periodo di sostegno finirà al termine di un percorso condiviso. Questo è un passaggio difficile da accettare. Le famiglie pensano che non usciranno più dal nostro programma di accoglienza, se non con la casa popolare. Bisogna sfatare questo mito. Non è possibile. Questo ovviamente per qualcuno può significare a volte fare scelte difficili, cercare in comuni limitrofi o in altre città”.
Clicca qui per vedere il video integrale
della Commissione Welfare
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“Il caso che è arrivato alla cronaca è stato raccontato in modo non proprio preciso. Innanzitutto stiamo parlando di alberghi”. Così Germana Corradini.
Ecco, di poco preciso, sulla gestione del racconto di come i servizi sociali del Comune di Reggio spendono i soldi dei contribuenti per fronteggiare l’emergenza abitativa c’è innanzitutto la scelta delle parole. Alberghi. Ci sono anche quelli nella rete dell’emergenza, ma ci sono anche diversi appartamenti. E non basta giocare con le parole, andarli a reperire su AirB&B o piattaforme analoghe, per cambiare lo stato dei fatti: sempre di appartamenti si tratta, bilocali per quel che abbiamo potuto documentare, che invece che finire sul mercato dei contratti abitativi classici a 500/600 euro al mese, vengono messi sul mercato anche 90 euro a notte (che fanno 2700 al mese, per capirci) per lunghi periodi, diversi mesi con contratti rinnovati ogni 30 giorni come abbiamo documentato, andando ben oltre la finalità della soluzione di affitto turistico o a brevissimo termine. Questo per essere precisi, per usare le parole di Corradini, la dirigente dei servizi sociali che ha accusato Reggionline (e Tg Reggio che ha mandato in onda il servizio anche su Telereggio) di scarsa cura nel racconto. Non fa nomi, la dirigente, ma di Fares Latamna e della sua famiglia abbiamo scritto noi nella prima puntata di una inchiesta i cui contenuti, documentati, non sono mai stati smentiti dall’Amministrazione. Anzi, con grande onestà l’assessore al Welfare Daniele Marchi, intervistato, usò queste testuali parole: “Una delle spese più incongrue che facciamo”. E lo ha ribadito mercoledì pomeriggio.
Non solo, due servizi della stessa inchiesta giornalistica sono citati sulla richiesta formale di convocare la commissione da parte dei consiglieri di opposizione (clicca e scarica il documento integrale).
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