REGGIO EMILIA – Come può una famiglia di sei persone – marito, moglie e quattro figli minori – finire a vivere, dopo uno sfratto (non per morosità), in un miniappartamento da 90 euro a notte, 2700 euro al mese, l’80% dei quali a carico dei servizi sociali del Comune di Reggio? Quello che potrà sembrare un paradosso, in realtà capita più spesso di quanto si possa immaginare nella nostra città. Una situazione figlia dell’emergenza abitativa, della difficoltà per determinate famiglie a trovare un immobile in affitto, e del mercato degli affitti brevi e turistici, a libera contrattazione tra le parti. E ci sono casi di soluzioni temporanee che di fatto si prolungano nel tempo, perché la famiglia di Fares Latamna vive in un bilocale in via Liebig, tra Pieve e il parco Nilde Iotti, da 7 mesi, con rinnovi di 30 giorni alla volta. Un caso di emergenza abitativa non isolato, come vedremo in un prossimo servizio.
“Mi hanno chiamato i servizi sociali e mi hanno detto che c’era questa struttura provvisoria – ci racconta lo stesso Latamna – Mi hanno trovato questa casa di 40 metri con angolo cottura e ogni mese mi presento ai servizi con la mia busta per definire quanto pagare direttamente e quanto spetta invece a loro”.
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La famiglia Latamna viveva a Rivalta. Fares è arrivato a Reggio dall’Algeria nel 1999, ha sempre lavorato e pagato l’affitto ed è cittadino italiano. Qui sono nati i suoi figli. Lo scorso anno è stato sfrattato dal padrone di casa, per lasciare spazio libero a un radicale intervento di ristrutturazione dell’immobile e lì sono iniziati i suoi problemi. Tornitore, programmatore di macchine utensili, nonostante un discreto reddito non ha trovato altre soluzioni: “Ho cominciato a cercare un affitto in città, ma avendo quattro figli ho trovato molte difficoltà. Nelle agenzie mi hanno riso in faccia. Tutti mi dicono a Reggio Emilia non ci sono più case in affitto”.
Così si è rivolto ai servizi sociali, che ogni mese determinano “la quota di compartecipazione alle spese alberghiere”, come si legge in un accordo che abbiamo potuto visionare. Fares non vive però in albergo, ma in un appartamentino a piano terra con i figli costretti per ragioni di spazio a dormire su brande. Una soluzione temporanea che alle casse dei contribuenti costa, stando alle fatture di marzo, 2200 euro al mese. Soldi che i servizi versano direttamente a chi gestisce la “casa vacanza”.
“Ogni mese, quando mi fanno il rinnovo dei 30 giorni, sento un dolore dentro se penso a questa somma, uno spreco“, chiosa Latamna. (1/continua)
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