REGGIO EMILIA – “C’è una grande emergenza: sappiamo di un centinaio di persone senza fissa dimora”. Sono 94, per la precisione, le persone cui fa riferimento Isacco Rinaldi, presidente della Caritas reggiana su un censimento fatto dal centro di ascolto della Caritas con gli operatori dell’unità di strada.
Non parliamo per forza di persone sempre all’addiaccio, però di persone senza casa sì: che trascorrono magari qualche giorno da un amico, qualche altro da un conoscente, qualche altro ancora in sistemazioni di fortuna e poi sì, anche all’aperto.
La situazione è per altro destinata a peggiorare perché il 31 dicembre scadrà totalmente il blocco degli sfratti. Il Comune ha siglato un’intesa col tribunale in modo da ricevere comunicazione del provvedimento in anticipo, per poter così mettere in moto la rete, ma i numeri raccontano di un’emergenza. Un circolo vizioso fatto di due anni di pandemia, di lavoro precario, di mancanza di relazioni sociali e di scarsità di alloggi.
Sono 100 circa le abitazioni che Acer mette a disposizione per l’emergenza abitativa. Poi, ci sono i pasti forniti dalla Caritas, da una ventina di parrocchie reggiane, dalle cooperative sociali che sono complessivamente 130, ma che sono anche tutti pieni. L’appello è ai privati, che hanno abitazioni sfitte e verso i quali la rete dell’accoglienza fornirebbe garanzie. “Faccio davvero un appello ai privati – ha aggiunto Rinaldi – Se ci fossero 10-15 appartamenti messi a disposizione verrebbero subito riempiti”.
Da un anno circa, l’accoglienza invernale si è trasformata in accoglienza diffusa, annuale e anche oltre. “Perché non sempre tre mesi bastano al singolo o alla famiglia per uscire da una situazione di bisogno”. Alle persone che solitamente chiedono aiuto abitativo si è aggiunta un’altra categoria: “Gli anziani soli, italiani, non in grado di pagarsi un affitto e senza una rete sociale”, ha concluso Rinaldi.
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