REGGIO EMILIA – Cosa dice il voto amministrativo dell’8 e 9 giugno nel comune capoluogo? Dice che per la maggioranza dei reggiani la nostra è una città che può andare fiera della sua storia e del suo presente. Non è una terra desolata nelle mani delle gang e degli spacciatori, un luogo in cui non si può uscire di casa o fare una passeggiata in centro, la capitale del malgoverno e del degrado. Anzi, al contrario, è una città che da decenni è all’avanguardia in Italia e non solo per i suoi servizi sociali, sanitari e per l’infanzia, per le politiche culturali e per la vivacità del suo sistema economico.
Va tutto bene? No, non va tutto bene. Reggio vive le trasformazioni delle altre città e deve confrontarsi con fenomeni di impoverimento delle classi medie, di emarginazione e di solitudine, con la distruzione di vasti settori del commercio tradizionale a opera dei giganti del commercio elettronico. Soffre di problemi ambientali seri e di un traffico abnorme, alimentato dalla stessa crescita delle sue imprese.

Marco Massari con la sua famiglia dopo l’elezione a sindaco di Reggio Emilia (foto Corrado Bertozzi/Elite per Reggionline)
In questo contesto, Marco Massari, medico stimato, uomo di idee progressiste ma estraneo ai partiti, è riuscito ad incarnare agli occhi della maggioranza dei reggiani l’orgoglio di una storia insieme ad una necessaria dose di novità. Il suo principale avversario, Giovanni Tarquini, ha condotto una campagna elettorale equilibrata. Non gli si può rimproverare nulla, se non una certa indeterminatezza sui contenuti che alla fine è diventata penalizzante. Ha provato ad allargare i confini del centrodestra reggiano, ma non ci è riuscito e con la sua lista civica ha svuotato Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
Reggio non è più quella di una volta. La composizione della popolazione è cambiata, i partiti come grandi organizzazioni di popolo sono scomparsi. Da molti anni Reggio è contendibile dal punto di vista elettorale, come le altre città. Ciò che conta sono il profilo del candidato, la proposta che si fa agli elettori e la capacità di comunicare. Ma se si sbaglia l’analisi della realtà, si perde la partita.
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