REGGIO EMILIA – Un cuore rosso lungo la via Emilia dentro una cornice blu, per utilizzare i colori che classicamente definiscono centrosinistra e centrodestra. Una frattura tra centri urbani medio-grandi e aree periferiche, appenniniche in particolare, emersa dalle urne il 26 gennaio, che pure hanno premiato Stefano Bonaccini. La Regione è spaccata, e per questo esistono spiegazioni psico-sociali oltre che di credo politico, che hanno a che fare con le caratteritiche strutturali, demografiche ed economiche e con il senso di comunità, elementi che cambiano a seconda del luogo di residenza.
Partendo dall’assunto che l’uomo è, per natura, portato a fare resistenza al cambiamento per mantenere lo status quo, negli studi di Decoder la docente di Unimore Nicoletta Cavazza ha affrontato le possibili spiegazioni della reazione a quelle che vengono considerate delle potenziali minacce e sui cui la politica fa leva. L’immigrazione, ad esempio. Con l’apparente paradosso per il quale le zone in cui la Lega ha ottenuto più voti siano appunto i piccoli centri dove il fenomeno immigratorio è molto meno presente se non adirittura inesistente: “C’è una teoria sociale, è quella ‘del contatto’: nei grandi centri le persone hanno a che fare con gli immigrati e hanno familiarizzato con il fenomeno. Si ha paura in genere di quello che non si conosce”.
Con una considerazione finale: questa frattura non è inedita. La divisione di oggi è più o meno, geograficamente parlando, quella che c’era tra Pci e Democrazia Cristiana.
Reggio Emilia Decoder voto Unimore analisi Nicoletta Cavazza sociologa