REGGIO EMILIA – A due settimane dal voto del 26 gennaio, si può osservare che i due candidati più quotati di queste elezioni regionali stanno conducendo campagne elettorali molto diverse.
Il presidente uscente Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra, è nel solco della tradizione. E’ molto presente sul territorio, passa dai mercati ai convegni sull’economia, dalle cene e dalle feste popolari agli incontri sulla sanità e il volontariato. E’ una campagna tutto sommato vecchio stampo, che punta a valorizzare Bonaccini come bravo amministratore e persona vicina ai cittadini.
Con Lucia Borgonzoni, invece, la questione si fa più interessante. Da quando è stata ufficialmente indicata come candidata del centrodestra, la Borgonzoni è venuta in provincia di Reggio solo in due occasioni: il 9 novembre scorso in città per un comizio di Matteo Salvini sotto Broletto e il 9 gennaio per un pranzo con i sostenitori in un ristorante di Fogliano. Due volte in due mesi.
Una presenza-assenza, verrebbe da dire. Non si è mai visto un candidato che non incontra gli elettori, nemmeno quelli della provincia che – a suo dire – è la chiave per la vittoria. Una campagna elettorale tanto anomala non può essere frutto del caso, ma è il risultato di una scelta precisa, in qualche modo speculare rispetto a quella del suo avversario. Bonaccini punta su di sé, su ciò che ha dimostrato in questi anni come amministratore pubblico, per sopperire alla debolezza della sua coalizione. La Lega e i suoi alleati, invece, sembrano essere convinti che giocare la sfida sul confronto fra personalità sarebbe penalizzante. Per questo cercano di spostare la partita amministrativa sul terreno strettamente politico, trasformandola in una sorta di referendum per scegliere fra Pd da una parte e Lega dall’altra. E’ per questo che il protagonista onnipresente della campagna elettorale del centrodestra è Salvini. E’ una strategia abile. Abile ma rischiosa, perché alla fine dei conti gli emiliano-romagnoli devono pur sempre eleggere il presidente della Regione.