MODENA – Hanno raccolto interviste in più di duecento scuole in Regione, senza trascurare comuni piccoli o minuscoli selezionati con criterio scientifico. E a distanza di qualche giorno dal voto in Emilia-Romagna, gli esperti di SWG hanno tirato le somme delle 1.700 interviste realizzate per provare a spiegarci come hanno votato i nostri conterranei suddivisi per genere, età, reddito e voto politico precedente. Partiamo dagli sconfitti: quello ottenuto domenica 26 gennaio è il miglior risultato mai ottenuto alle regionali dal centrodestra, nonostante la flessione della Lega passata dai 759mila voti delle Europee 2019 ai 690mila delle regionali. Lega fortissima nei comuni piccoli: ne ha vinti il 66% – sei anni fa, il centrosinistra ne aveva vinti il 92%. Dati più che consolatori, che si sommano all’enorme consenso tra quelli che SWG definisce “ceti bassi”, le classi sociali più povere: la Lega ne ha catturati quasi il 40%, Fratelli d’Italia più del 20; se avessero votato solo loro, Salvini e Meloni avrebbero vinto da soli. Nei ceti medi il PD ribalta lo scenario, salendo dall’11,2% al 35,8. I Dem piacciono di più alle donne – il 37% ha votato per loro, con un +3% rispetto al 2019 – e anche ai giovani, tra quali – eppure – perdono qualche consenso. Lega e Fratelli d’Italia però ne acchiappano pochi, meno di un terzo sommate. Ma proprio tra i giovani è un altro il colpo di scena, ossia l’impatto avuto dal movimento delle Sardine sul voto: secondo il 93% degli intervistati, non ha avuto alcun peso sulle urne né sull’affluenza. Vediamo ora come si sono spostati i voti, in particolare quelli in fuga da Forza Italia e soprattutto Movimento 5 Stelle, colpito da un’emorragia dell’85% rispetto alle politiche del 2018. Un quarto degli elettori pentastellati si è rifiutato di andare a votare; un terzo abbondante si è spostato a centrosinistra, metà votando il PD e metà votando “altre liste”, soprattutto Emilia-Romagna Coraggiosa. L’8,2% ha sotterrato l’ascia di guerra con la Lega dopo la crisi di Governo sostenendo Lucia Borgonzoni; pochissimi hanno votato Giorgia Meloni. Tra gli elettori di centrodestra invece il 78% ha confermato il voto per la candidata di coalizione, ma il 7,1% ha scelto Bonaccini. Ultimo dato: tra il milione e duecentomila voti raccolti dal Governatore uscente ce n’è un 18% di persone che non aveva mai votato prima il centrosinistra, e un 13% che ha votato il PD dopo che all’ultima tornata elettorale aveva scelto di non votare. Infine vediamo le ragioni che hanno spinto gli elettori a votare per un candidato o per l’altra. Stefano Bonaccini incassa l’87% dei voti per merito o per fiducia (si noti che il totale eccede il 100% perché era possibile fornire fino a due risposte). Il 17% non si fida di Salvini, il 15 della Borgonzoni, il 20 del centrodestra; pochissimi avevano a cuore le sorti del Governo, come si nota in entrambe le tabelle. Tra chi ha votato Lucia Borgonzoni invece c’è un 51% di stanchi del centrosinistra al potere, e un 43% di fan del leader nazionale Salvini. Solo uno su quattro esprime fiducia verso la candidata sconfitta; e sfiducia verso Bonaccini appena uno su 10.
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30 gennaio 2020Il Pd va forte con le donne, i giovani non sono stati colpiti dall’effetto sardine. La Lega è padrona nei territori piccoli. L’astensione dei pentastellati. Alcuni degli elementi emersi