REGGIO EMILIA – Dopo i mesi del lockdown, famiglie e imprese reggiane hanno sui conti correnti 300 milioni di euro in più.
E’ l’effetto delle misure straordinarie che la scorsa primavera hanno determinato un crollo dei consumi. A fine giugno la ricchezza finanziaria dei reggiani ha superato i 28,7 miliardi di euro: i depositi sono aumentati di oltre 800 milioni sfiorando i 16,4 miliardi mentre azioni, obbligazioni, quote di fondi d’investimento e titoli di stato sono diminuiti, attestandosi a quota 12,3 miliardi.
Sul fronte strettamente produttivo, invece, lo studio della sede emiliano romagnola della Banca d’Italia sul primo semestre dell’anno ha rilevato dati a dir poco allarmanti: il Pil regionale ha registrato una contrazione del 5,6% nel primo trimestre e del 18,6% nel secondo. La produzione industriale fra gennaio e giugno è diminuita di quasi il 15%. La provincia di Reggio Emilia è stata una delle più penalizzate per il crollo dell’export. Il calo medio del valore delle
esportazioni è stato del 14%, ma a Reggio ha toccato il 19,5%.
Molto meglio è andata alla provincia di Parma, orientata al settore alimentare e farmaceutico, che ha perso solo l’1% delle esportazioni.
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