REGGIO EMILIA – Nell’ultimo decennio, l’edilizia residenziale è letteralmente crollata mentre quella non residenziale ha retto meglio. Tra il 2013 e il 2018, a livello provinciale, sono stati costruiti 604 nuovi fabbricati di tipo produttivo o commerciale per una superficie complessiva di 484mila metri quadrati. Si tratta di dati, comunque, modesti in rapporto alla forza economica della nostra provincia: a Modena e a Bologna si è costruito il triplo, a Parma e perfino a Piacenza quasi il doppio.
Passando dal livello provinciale a quello del comune capoluogo, la fotografia della situazione attuale è questa: il sistema produttivo occupa il 5% del territorio, pari a 1.158 ettari. Nel complesso, si tratta di circa 1.500 edifici – il 23% dei quali non produttivi – con una superficie media di circa 4mila metri quadrati. Poco meno di 400 ettari sono occupati dalle 5 aree produttive specializzate: Mancasale, Villaggio Crostolo, Zona Annonaria, Corte Tegge e Gavassa-Prato, indicate nella mappa con il colore magenta. In blu sono segnati invece gli insediamenti di singole aziende, le tante aree polifunzionali, inserite in contesti residenziali, e le micro-zone produttive, concentrate soprattutto lungo la via Emilia per Parma e ai margini del territorio urbanizzato.
In questi mille ettari e più di territorio si produce molta ricchezza, ma si concentrano anche problemi ambientali non di poco conto: assenza o quasi di aree verdi, alta impermeabilizzazione, surriscaldamento estivo. E tuttavia le aree produttive, in particolare quelle specializzate, sono tutt’altro che immobili nel tempo. A Mancasale, ad esempio, in tre anni più di un quinto delle aziende ha sfruttato gli incentivi comunali per riqualificare o ampliare lo stabilimento.
Reggio Emilia Corte Tegge Mancasale Villaggio Crostolo pug aree industriali